"U'm spiés ke..." (Mi spiace che...), ogni volta che glielo sento dire, la obbligo a verbalizzare qualcosa che invece la rende contenta. È questo l'esercizio che da qualche giorno sto imponendo a mia madre, perché non esiste che si lasci andare alle lamentazioni quando le cose essenziali in fondo vanno bene o, più spesso, alle autofustigazioni anche dopo aver fatto di tutto e di più (soprattutto in ambito culinario, ma non solo).
A parte questo, constato che la memoria non sempre mi assiste in ogni dettaglio, anche quelli importanti, ma credo sia perché si proietta in avanti o nell'istante in corso. Una memoria orientata al futuro, che paradosso, ma sì: quasi una sorta di opaca chiaroveggenza, o un modo carezzevole di leggere l'essere e il divenire, e provare, provare, provare provare provare di tanto in tanto a baciarne gli intrecci.
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Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.