Un po' cla-clang lo faceva, la bici, ma si è proprio comportata bene stamattina, rimanendo gonfia e funzionante fino alla fine del giro, bello per i simboli e i ricordi, per le persone partecipanti e per lo splendore della giornata che si è dipinta per noi alla Bovisa.
Nel pomeriggio c'è stato tempo per godersi un pezzetto di manifestazione in centro, e in quel pezzetto coglierne la parte che più mi piace, quella della festa, celebrata musicalmente dapprima attraverso i canti delle Voci di mezzo in piazza san Carlo, ai quali ho partecipato pure io per un po' (ovviamente senza forzare), poi sui ritmi dei Mitoka Samba in corso Vittorio Emanuele e infine con le esecuzioni della Banda degli Ottoni a Scoppio, che dopo aver sfilato in corteo eseguendo il repertorio tradizionale (che comprende per esempio Bella ciao e Ale Brider, Fischia il vento e L'Internazionale, Ederlezi e Siamo i ribelli della montagna), si è fermata sul lato del Duomo esibendosi anche in una rivisitazione di Luglio, agosto, settembre degli Area (oltre a Nkosi Sikeleli Africa).
Mi è piaciuta particolarmente l'atmosfera di condivisione fattiva con i canti popolari guidati dalle Voci di mezzo, ai quali si univa chiunque ne avesse voglia, seguendo i testi fotocopiati e distribuiti (tra cui: E anche per quest'anno, Gorizia, L'estaca, Addio morettin, Cosa rimiri mio bel partigiano).
Come pezzo del giorno eleggo il brano catalano L'estaca (il palo), che dice:
"Se io tiro forte di qui e tu tiri forte di là, sicuro che cade, cade, cade e potremo liberarci".
Ora:
- se vuoi leggere il testo e ascoltarlo nella versione delle Voci di mezzo, clicca qui;
- qui trovi l'originale di Lluís Llach;
- se invece preferisci una rivisitazione vivace, ascolta lo ska basco dei Betagarri;
- infine, eccoti la versione in occitano di Lou Dalfin: Lo pal.
25 aprile 2012
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Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.