Sonno, non ti ruberò campo per scrivere, lascerò sia tu a masterizzarmi il verbo di quel che non s'afferra. Corpo, comprimerò di schianto il tempo o carezzevolmente a compiacerti e accontentarti, e in notte di librato volo ti raggiungerò.
L'anima è di carne, in note di terreno ardire scandisce già l'attacco di un tacer che sa di sogno lucido. Un regno da scoprire, s'irradia un bel pulsare dal sé. Ammicca e poi svapora all'appello dell'esistere, puf. Ha il segno del tuo dire, nel muto temporale tra un trepidar di palpebre e un suo respiro, clic.
Dormo, ritroverò il tuo sonno, di remiganti sillabe tarpate. Voce risponderà allo sguardo mentre al vegliarti rivedrò il mio volto. Allora saprò del tuo e del mio sopore, oltre ogni tempo la bramosia di riallacciarci in tutti e sette i sensi.
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Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.