Un giorno ti racconterò una storia. Una storia annodata con parole e gesti, su notturni illuminati a giorno. Un giorno, di sera, ti racconterò: ti aggiornerò sugli scenari muti e sugli snodi, e tra le gesta avranno voce anche i non detti, stagliati sullo schermo blu gas del cielo in mutamento, o già mutato.
Quel giorno che racconterò, che storia!, vedrò snodarsi tutto l'intestino, come un cervello sdoganato e crasso, capace d'imbarazzi o di sbottare con egual fatica. Quel giorno annotterà, tu annoterai tutti i paragrafi come ti pare, nessuna remora alla chiglia, puoi navigar come ti dice fato.
Non son sicuro che ci piacerà, non son sicuro. Non son nemmen sicuro che si debba fare. Non son tanto propenso a spubblicare, e non lo faccio. Nemmeno quando il cuore pulsa - no, va be', questa l'ho scritta per il ritmo ma non c'entra. E il resto? dice. Manco.
Di giorno o sera però ci racconteremo. E ci diremo quante luci ancor stanno brillando in mezzo a quegli sguardi. In mezzo, non in te o in me, proprio lì in mezzo, proprio a mezz'aria. Luci o lucciole. Non lanterne rosse, no. Luci o lucciole, o luccichii. Blu.
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Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.