11 agosto 2007

Filiazioni

"Sono i figli a farci nascere come genitori", direi parafrasando L'uomo nel quadro, un blogger d'antan tanto determinato a far perdere le proprie tracce da negarsi perfino alla Wayback Machine, quasi fosse indietreggiato spazzando il terreno con un ramo frondoso, tipo i pellerossa nei classiconi western.
Genitori, in effetti, prima non lo eravamo, come non lo erano i nostri prima che noi nascessimo. Esseri umani, sì: piccoli, cresciuti, maturi, grandi, pusillanimi, pigri, meschini, generosi, egoisti, egotisti, simbiotici, empatici, erranti, smarriti, radiosi, eccitati, incitabili, retti, giusti, corretti, imbroglioni, bugiardi, puri, stupiti, entusiasti, matti, stupidotti, adorabili, tutti quanti fallaci, tutti quanti perciostesso perfettibili e a distanza addirittura perfetti se visti nell'ambra eternizzante dell'evoluzione o sotto il vetrino universale della casualità.
Poi l'entrata in ruolo, voluta e cercata o capitata, e in coscienza non sapremmo quanto necessaria sia, davvero, l'incoscienza, perché la responsabilità assunta non gravi come piombo sull'intimo benessere. Quanto auspicabile sia la facoltà di immergersi nel presente istante per istante, capaci di riaffiorare al respiro sorridente anziché farsi affondare dalle paure del calcolo futuro, futile e inutile scusa, se ci pensi bene ma bene.
Insomma: un bel casino al quadrato, perché c'è quello normale della tua vita più quelli delle vite che per via di tale condizione sono legate a te; però è bello, questo te lo posso dire e sottoscrivere.
Bello, sì, ma non credere finisca lì. Perché, tanto per ribadire come si possa imparare sempre e da tutti, tento di non dimenticare mai il monito insito in una vecchia canzone di Vasco Rossi, Deviazioni: Credi che basti avere un figlio per essere un uomo e non un coniglio?
No, e quindi il casino diventa al cubo. Ma saprai continuare a smussarlo, ti dico, fino a farlo tondeggiare, ti dico, per divertirsi un po' a rotearci sopra e dentro e intorno, come bimbi, con i bimbi e anche da soli nel sole.

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Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.



a cura di Giulio Pianese

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