07 giugno 2007

Come pioveva

Una volta che pioveva ero su una macchina che si girò minimo due o tre volte su sé stessa a cento all'ora o quasi, era una cinquecento gialla e guidava un tipo che insomma non era proprio il miglior pilota del mondo, ma eravamo ragazzi e lui era uno dei pochissimi con la patente - e l'auto. Agnimodo, quella volta lì eravamo sul vialezara, così come chiamavamo e molti chiamano ancora in Brianza la "Nuova Valassina", che è per l'appunto il prolungamento della strada che a Milano di nome e cognome fa Viale Zara. Eravamo in quattro, io ero seduto dietro, mi ricordo, e ricordo che non smisi di ridere e raccontare non so cosa mentre roteavamo in preda alla combinazione tra velocità lineare e qualche vettore generato immagino da un'inopportuna pressione sul freno in concomitanza con un'azzardata azione sul volante, il tutto miscelato dal fondo bagnato, perché era una volta che pioveva. Ero incosciente, ma non di un'incoscienza compiaciuta: era piuttosto una sorta di presunzione, l'assurda sicurezza che a me, a noi, non sarebbe mai potuto capitare niente di male. Comunque, per fortuna, dopo qualche giravolta ci rimettemmo in traiettoria favorevole, mentre le altre auto ci sfrecciarono ai lati, evitandoci, ed evitandoci così una fine prematura.

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a cura di Giulio Pianese

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