16 ottobre 2006

Lingue d'inferno

C'è un incendio in via Andreoli, proprio in questo istante. Affacciatomi a guardare, sembra che a bruciare sia un appartamento del palazzo in cui abitavo prima, al numero 9. Non ho voglia di scendere in strada e mischiarmi tra i curiosi o i preoccupati per vedere meglio: m'è bastata l'impressione lasciata dalle fiamme che fuoriuscivano prepotenti dalle finestre a lambire l'inizio della notte, mentre non si capiva se il camion dei pompieri con la scala già estratta stesse servendo a qualcosa o meno.
Un po' d'angoscia per le persone eventualmente in pericolo, ma soprattutto stupore al verificarsi di un evento tremendo per urgenza e realtà, della categoria di quel che si pensa possa riguardare sempre e soltanto altri, altrove.
Per un momento ho perfino temuto che il fuoco potesse propagarsi casa per casa mangiandosi tutto per duecento metri di edifici fino a giungere qui... e allora mi sono sbrigato a cliccare [Send] sul messaggio e-mail che avevo appena concluso.
Ora è spento. Restano i lampeggianti blu e arancioni, punto interrogativo intermittente che non si spiega come possa essere indesiderata una voluta di fumo.

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a cura di Giulio Pianese

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