Un'utopia, con le mucose gonfie. Agli dei dava il nettare, a me l'allergia, quest'omonimia similmeneghina. Fare a meno del naso per ore, salvo che per soffiarselo, ti illustra la differenza degli elementi, e quanto sia asciutta l'aria che ingoi tra le fauci come carta assorbente. Davvero non pare la stessa capace di ossigenarti lo sguardo in montagna o di tonificare l'umore sulla battigia. Non è la stessa, infatti, non è aria, come dici per troncare un'interazione importuna. Eppure, sia come sia, ne hai bisogno come... come dell'aria che respiri. Almeno un secondo, un minuto, un'ora, secondino, un'ora d'aria mi spetta. Aria, aria, risponde con sufficienza, negandomi la bastevole ventilazione e condannandomi così, che ironia, all'insufficienza respiratoria. Non sono morto per un soffio. Al cuore.
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P.S.: l'espressione "post precedente" è talmente assurda che ho voluto lasciarla vivere.
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Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.