Da un anno all'altro non è tanto la crescita fisica a imporsi alla consapevolezza, anzi quella passa quasi inosservata come tutto ciò che sta costantemente sotto gli occhi. Si nota piuttosto l'evoluzione comportamentale, a cominciare dalla sfera pratica, comprendente l'acquisizione di nuove abilità: nei giorni scorsi, il porfido di Castello non è stato perfido e Lorenzo ha potuto compiere il giro di pedale fatidico, imparando ad andare in bici senza rotelle ("Devo ancovra migliovravre nelle cuvrve e nell'equilibvrio, ma ovramai sono capace."). Per non parlare della sua impresa di domenica, quando è salito sul Corno Bianco insieme a me e a Francesca (esperta... in effetti per lei era la seconda volta).
Il tempo però passa per tutti e mi ha immalinconito un po' lasciare a mezzacosta i miei genitori, che stavolta non se la sono proprio sentita. Pienamente giustificati: mio padre ha l'età dell'ATM (ovvero quella che avrebbe avuto James Dean), mia madre lo segue a tre lunghezze, ma è sempre difficile accettare la realtà delle cose e il loro ordine naturale quando ci investe in pieno.

E la sera, dopo aver messo a nanna i piccoli, la bellezza di ritrovare i vecchi amici, con le chiacchiere che non sono semplici chiacchiere e gli sguardi che sono già abbracci di risate. Senza trascurare le prelibatezze locali, ovviamente.
Il ritorno a Milano è proceduto senza intoppi e la città, una volta tanto, ci ha accolti con un clima ideale. Il tempo passa, dicevo, e la serata ne ha fornito ulteriore testimonianza, con la prima crisi sentimentale della Cajuina. Le ho asciugato i lacrimoni e poi ci siamo alternati a parlarne con lei. A lungo. E qui ci vorrà un altro post.
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