La Mauvaise Reputation, un blog che mi piaceva, non esiste più.
Vero è che non lo visitavo spesso, d'altronde ho le mie scusanti, come tutti quelli sottoposti all'angheria dell'arbitraria ripartizione del nulla in asincrone frazioni.
Anni suddivisi in dodici sottoinsiemi, mesi che annoverano (in genere) 30 unità, settimane di 7 giorni, formati però da 24 giri di lancetta corta, le ore, che andranno, guarda un po', scomposte in 60 parti, per puro miracolo o mera casualità a loro volta costituite da 60 minuzie, per frammentare le quali tuttavia si procede seguendo il sistema decimale, finendo decimati da infinito sfinimento.
Per chi insista a voler sopravvivere a tutto ciò, rimane la triste consapevolezza dell'inesorabile passaggio di frammenti minerali in strettoie di vetro, posto che sadicamente se ne vogliano approntare e osservare.
In definitiva: è sempre troppo tardi, né c'è modo di accorgersene per tempo.
Però, se con i blog che s'accendono e spengono come stelle lontane non c'è rimedio, altro paio di maniche s'arrotolano sulla volontà di vigilare nel quotidiano sentire.
Così, è sempre possibile comporre un numero di telefono e comunicare in quattro parole maldestre l'ombra fuggevole o l'opaco riflesso di una sensazione avvertita in un pomeriggio assolato, quando il brillare di uno sguardo ha trovato accoglienza nell'angolo delle emozioni speciali, che sanno prendersi il loro spazio in un cuore morbido.
E comunque, alzheimer permettendo, persiste la memoria come serra per i fiori delicati o dileguati.
E ovunque, crisi energetica permettendo, sussiste la Wayback Machine, che funziona, a brandelli, anche per La Mauvaise Reputation.
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Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.