Ero andato a vedere Una storia americana (di Andrew Jarecki) solo perché trascinatovi da una coppia di amici. Pensavo fosse pesante e invece scorre, malgrado l'argomento scottante e il trattamento documentaristico. È un'autentica lezione di montaggio per come accosta con sagacia filmini familiari, materiale televisivo cronachistico e d'inchiesta, interviste raccolte in epoche diverse. L'intreccio, drammaticamente denso e pregnante, a un secondo livello di lettura si fa strumento per mostrare come la poliedricità del reale sfugga alla rassicurante classificazione della "Verità", in un continuo spiazzamento che fino in fondo lascia qualcosa in sospeso. Dal punto di vista della cinenarrazione è apprezzabile che riesca a farlo per semplici accostamenti di testimonianze, punti di vista o modi di sentire opposti, senza che alcuna voce onnisciente si occupi di rendere digeribile la faccenda. Dal non detto si evincono ulteriori sfumature di significato e Hitch questo l'avrebbe apprezzato.
La serata seguente è stata la volta di Ladykillers (di Joel e Ethan Coen). Il divertimento cercato è stato in parte trovato: il film è godibile, la colonna sonora avvincente e vi sono parecchie scene degne di nota, però non mi viene da dire "che bello!" e ciò non è dettaglio trascurabile.
Chissà se può valere la pena di andare a ripescare in cassetta l'originale del 1955 (La signora omicidi), quello con Alec Guinness e Peter Sellers.
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Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.