Sudo e lui cigola, il ventilatore oscillante convocato dalla cantina senza nemmeno spolverarlo. Sudo e cigolo anch'io, il collo si lamenta e la spalla destra duole benché abbia spostato a sinistra il topo elettronico.
Smetto di sudare per sfinimento e ricomincio con l'inutile procedura della doccia tiepida, cambio stracci, rilassato ottimismo. Non riesco a fare a meno dell'integrazione liquidi, sarà per quello che risudo. D'altronde non è una novità, l'acqua potabile è imprescindibile, tranne se possiedi le quattro stazioni.
E allora, che fare? Un'uscita serale verso il verde rubato alle tangenziali è un palliativo, perché non è difficile ritrovarsi a sudare comunque. Passare tutto il tempo in vasca è riduttivo nonché macerante, oltretutto diventa difficile rispondere al citofono.
Delle due l'una: seguire la panettiera di piazza Bausan accanto al forno per un paio d'ore per poi apprezzare la frescafa bovisasca, o puntare a isolarsi in un luogo adeguatamente ventilato, una terra di mare attraente quanto il cielo e altrettanto magnetica.
Mo' ci penso.
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