17 aprile 2004

Il ritardatario

In ritardo? In ritardo!
Io in ritardo lo sono sempre. Da sempre.
Faccio sempre tardi, sono in ritardo fin dalla nascita: mia madre mi ha fatto in casa, volle farmi nascere nel paesino di mia nonna, e io la ripagai con un parto lunghissimo e difficile.
Da allora, qualsiasi impegno prestabilito mi vede in affanno. Appuntamenti di ogni genere per me sono una vera impresa. Rispettare un orario è cosa ardua, per quanto mi impegni.

Programmo, mi organizzo, ma poi c'è sempre qualcosa per cui mi tocca correre all'ultimo minuto. Correre dietro agli autobus e ridurmi ad andare a scuola in autostop. Correre dietro ai treni, perderli e trovarmi a pagare un supplemento per il TGV che non volevo prendere. Correre dietro alla puntualità, e perdere la serenità: iniziare la serata andando a prendere in ritardo una ragazza gelosa, che non si capacita del fatto che se sono arrivato tardi da lei non è per chissà quale altro intrallazzo.
Arrivare in ritardo alle prove, prendere per un pelo l'aereo, consegnare la tesi agli ultimi cinque minuti utili stile Blues Brothers, richiedere il passaporto due giorni prima di partire per nonsodove, avviare una pratica complicata a sei ore dalla scadenza nazionale, far iniziare il concerto al resto del gruppo con un brano strumentale perché è arrivato il momento e non mi sono ancora cambiato.
Tutte cose successe veramente e che continuano a succedere. Perché?

Con le ragazze, poi... mi sono capitate tutte puntuali, puntualissime. Impossibile riuscire a trovare sempre nuove scuse. Tutte puntuali, tranne una, vabbe': talmente ritardataria, come me, che prendevamo appuntamento ogni giorno ma riuscimmo a vederci solo due volte in cinque mesi. E finì così. Tutte puntuali dicevo, a parte quella che ebbe un ritardo, ma il fatto è che era rimasta incinta e questa è un'altra storia.

Io invece sempre trafelato, perché?
Il perché ho iniziato a chiedermelo, finalmente. Osservo che quasi sempre la causa è il cincischiare dell'ultimo minuto. Un ultimo minuto che può durare un minuto o un trimestre.
Mi domando perché. E la conclusione è semplice: faccio tardi perché non voglio mai smettere di fare quel che sto facendo. Non riesco a staccarmi. Non riesco a staccarmi da nulla, davvero.

In ritardo fin dalla nascita, dunque: mi hanno dovuto tirar fuori col forcipe.
D'altra parte, chi sarebbe così scemo da voler uscire da lì, un posto caldo morbido e comodo, per approdare nel difficile mondo?
Peggio che lasciare il tepore del lettuccio in un mattino d'inverno... roba da matti, non fa per me.


La pazziata - bloghemien senza rete
con Fraps, Helghi, Mike, Rillo, Sphera, Cinzia, Darko

1 commento:

  1. carina e di prima mattina un sorriso fa bene. grazie.
    stella*

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Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.



a cura di Giulio Pianese

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