15 marzo 2004
Occhio
Di quel circo scalcagnato in cui ho sofferto il freddo ma ancor più il pensiero di come dovesse patirlo la giocoliera acrobata semisvestita, attempata madre dal corpo giovane. Di quel circo in cui ho passato una serata compassionevole, con buona disposizione d'animo, prontezza nel giustificare la sospensione dell'energia elettrica, serenità nell'affrontare l'imprevista pausa respirando torce al petrolio animate da clown ragazzini. Di quel circo in cui il presentatore ambiva alla dignità di un grande impresario con le fattezze di un imbonitore da mercatino rionale. Di quel circo in cui gli animali, a parte le colombe ammaestrate, si facevano quasi i fatti loro trottando in circolo a mostrarsi allo sparuto pubblico, a parte il rincoglionitissimo serpente boa estratto e riposto in cassa lignea, con il cavallo entrato a sorpresa e uscito prima che potessimo dire bah, a parte Lorenzo che entusiasta di gridolini ha riconosciuto l'incarnazione perfetta del suo peluche; animali aromatizzati alla segatura, animali un po' frusti anche quando fingevano di obbedire al domatore, come il dromedario acconsentendo ad accovacciarsi; animali vecchiotti, a parte l'asinello nero di 20 giorni che sembrava davvero un peluche, lui; animali così così dunque, a parte l'elefante. Un elefante indiano dal vivo e da vicino, pronto a ballare il valzer, poverino. Un'elefantessa, anzi. Di quel circo, dicevo, mi è rimasto impresso l'occhio di quell'elefante: un occhio che mi guardava come da dentro un'armatura, come da dietro una maschera. Un occhio venato di rosso e patinato di stanchezza, un occhio in bilico tra l'orrore di un errore karmico e l'accettazione del proprio destino evolutivo, in una catena di reincarnazioni non perfettamente a fuoco. L'elefante, anzi l'elefantessa, ha incassato le coccole di Lorenzo, che ha chiesto e ottenuto di poter accarezzare anche la proboscide, ma in quei momenti come in quello della foto ricordo non ho voluto incrociarne lo sguardo. Mi aveva già parlato, l'occhio di un'elefantessa di un circo scalcagnato.
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Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.