10 febbraio 2004

Blues Age?

I blogger continuano a incontrarsi e si appassionano al successivo resoconto soprattutto perché la moltiplicazione dei punti di vista arricchisce la tridimensionalità della verbalizzazione pubblica.

Come succede anche nei classici, però, per uno stesso evento diverse fonti possono generare racconti diversi, e lo si può notare confrontando quello di Squonk, quello di Herzog e quello di Marquant.

Ecco invece come andò in realtà quando il Sir conobbe Effe:
Giro di Squonk (in F)

Un dì di febbraio in quel di Torino
città dove Squonk seminò il portafoglio
avvenne un incontro al quale m'inchino,
ché certo mancar di rispetto non voglio.

Non voglio scherzare né prendermi beffe
dell'uomo dal cuore rimasto in Sardegna:
un pellegrinaggio dal magico Effe
lo consideriamo una pratica degna.

I due salutandosi senza parole
a un cenno d'intesa e senza più indugio
in quella città trascurata dal sole
trovarono presto in un bar il rifugio.

Per sciogliere i nervi fu presa la stecca
per scioglier la lingua giù litri di birra
e mentre la gola non resta mai secca
nel cervello brucian l'incenso e la mirra.

E fu una partita guidata dal bere
in cui ogni rutto sembrava un petardo
ma poi giunse il colpo che li fe' tacere
lo strappo che sfregia per sempre il biliardo.

S'adira il barista, un tal Salomone,
"Dannati ubriaconi, vi porto alla neuro!"
ma poi prova a far prevaler la ragione:
"Orsù, risarcitemi seicento euro."

A quelle parole il volto di Effe
si fa cadaverico, bianco lenzuolo
il suo bel compare ne ha viste a bizzeffe
ma sviene a sua volta e s'accasciano al suolo.

Riaprono gli occhi in un'altra stanza
ancelle li attorniano a passi di danza
una meridiana già segna le tre
si accorgon di stare al cospetto d'un re.

"Avete peccato, v'impongo la pena:
voi oggi al crepuscolo, prima di cena,
sarete divisi in questa città."
E aggiunse: "Li voglio tagliati a metà."

Seguirono pianti di disperazione
stridore di denti e lacrime triste
rimpianser gli eccessi della libagione
che li condannavano a cose mai viste.

Mai viste davvero, perché dopo un po'
benché in ogni osso sentissero male
capirono d'essere vivi però
sdraiati per terra dinanzi al locale.

Dall'onta di essere buttati fuori
si alzan malconci, ma dopo un bel grog,
ancora un po' in preda ai freddi sudori,
si scordano l'incubo e tornano al blog.

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Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.



a cura di Giulio Pianese

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