Ne abbiamo convenuto dopo avere stabilito che ci muoveremo da qui nel tardo pomeriggio alla volta della Brianza per il concerto di stasera (a proposito, inizio previsto ore 22).
Battute a parte, se ci sono luoghi che tornano, che ricorrono nella vita delle persone a distanza di tempo, la Bovisa per me è uno di questi.
Quando verso la metà degli anni '80 mi trovai a frequentarla quotidianamente per il mio primo lavoro di traduzione (il manuale del QL Sinclair, praticamente roba da archeologia), certo non immaginavo che in capo a qualche anno ci sarei venuto a vivere. All'epoca abitavo a Seregno e per me Milano significava centro città e poco altro: la galleria con la sede della scuola interpreti, i negozi di dischi dove mi rifornivo di vinile, qualche altra meta occasionale che frequentavo con la mente illegalmente obnubilata o piacevolmente distratta. Ricordo che prendere il tram (allora era il n. 8) per andare dalle parti di piazza Bausan mi pareva un viaggio in culo al mondo.
Oggi che nella Bovisa mi sento immerso, etnosociologicamente integrato, ho imparato ad apprezzarne molti aspetti e ad accettarne altri, senza rinunciare a interagire giorno dopo giorno con questa realtà seminandovi granelli di sorriso o magari qualche grugnito. E naturalmente oggi non mi dispiace più di essere una supposta.
P.S.: questo è un bel quartiere anche perché ti capita di uscire a far la spesa e incontrare altri sorrisi, che ti ammaestrano.
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Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.