28 febbraio 2013

Pontif-ex

(*) Da Celestino al Rosapallido, non reggono lontanamente il confronto con il ritiro di Franco Baresi.

E ora, un po' di Pitura Freska.

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Nota: per il titolo del post ho utilizzato l'idea espressa da braciola su friendfeed nei commenti a Isola Virtuale.

Se ti tango con le parole

Riguardo alla scuola di tango che frequento, già avevo detto della bravura dei maestri nel creare e tenere insieme il gruppo. Alla gradevolezza della reciproca vicinanza umana si affianca una disponibilità grazie alla quale i più esperti aiutano i nuovi arrivati, mettendosi a disposizione per il ballo e nell'elargire consigli tecnici.

Col tempo, aumentando la confidenza, durante le lezioni si moltiplicano le osservazioni fatte ad alta voce, che mostrano molteplici sfaccettature. Difficile ricordare tutte quelle degne di menzione, ma si va, per esempio, dalle irrituali definizioni di Marzia ("Qui è dove il cavaliere cambia il peso di nascosto") alla delicatezza espressiva di Federico ("Questo passo è come un acquerello"), passando attraverso il surrealismo di Carlo ("Entro come un plotone di fanteria in una cruna d'ago").

Vien voglia di continuare.

26 febbraio 2013

Dogliose urne

Lama è una parola a doppio taglio: in un senso incide nelle carni la delusione incredula, nell'altro disegna pozze di luce coi raggi della luna piena. Da un lato delusione che trivella implacabile la presunta ragionevolezza, dall'altro raggi adagiati sulle coltri di una notte che racconta storie antiche e nuove.
Lama è una parola dai molti sensi e in quello animale assurge a vette infuocate, ma nel taglio del giorno è la santità del nuovo sole che illumina l'azzurro incurante, fino al nuovo blu di un'altra luna.

25 febbraio 2013

Automatismi

"Come va, tutto bene?" "Sì!"
Quante volte si sentono o si pronunciano questi dialoghi, ma è chiaro che si va in automatico, altrimenti verrebbe quantomeno da precisare un "quasi".
Questo vale anche quando non v'è niente di grave da segnalare, se non qualche fastidio tecnico, come per esempio un elettrodomestico che si guasta...



...nel mio caso è la lavatrice, ma cambia poco.

23 febbraio 2013

Desideri coi fiocchi

Oggi lo farei anche un elenco di desideri, invece di lasciarli per aria come neve che non attacca, ma sono come incantato dall'immagine di quei fiocchi a falde e dalla loro bellezza fintamente minacciosa, dalla loro freddezza materiale tanto in contrasto con l'idea di calore che suscitano se guardati da dietro un vetro.
L'elenco lo stilerei ora se volessi proprio prendermene il tempo, ché ora da sé non saprebbe sgorgare limpido e prorompente come un ruscello da alti nevai; sarebbe invece contaminato da piccolezze contingenti, sassolini e corpi estranei. C'è chi la chiamerebbe pigrizia, chi tempo dell'attesa; c'è poi chi se ne fotte e non la chiama affatto.
Un elenco di desideri può essere gradevole come una droga bella, che è tale se impari a gustartela a spizzichi, quelli che ti concede la volubilità meteorologica. Un elenco di desideri è anche poesia in musica, marmellata di perle*.
Una volta stilato, che lo si usi come manuale o come trampolino, sarà comunque la decisione presa o il salto effettuato a determinare il volgere degli eventi o l'eventuale volteggio. Ma tu in luogo dell'elenco, se vuoi, lascia per aria quei fiocchi e fa' che ci restino abbastanza a lungo da formare una costellazione che sia a brillare per te nel fresco rinnovato respiro.

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* Wishlist, Pearl Jam

22 febbraio 2013

Due cose nuove e altre note

Oggi ho fatto due cose nuove. La prima è che ho guidato un furgone, un grosso furgone frigo. Prima di salirci e anche durante i chilometri iniziali ero piuttosto preoccupato, poi piano piano mi sono abituato e l'unica manovra un po' angosciante è rimasta la retro, quando si deve fare affidamento sui soli specchietti laterali, ignorando cosa avviene al centro (in una viuzza, sono sceso ad assicurarmi che tenessero la bimba dentro al cancello, memore di un terribile episodio in quel bel racconto della Munro). Retro a parte, comunque, a un certo punto ci si dimentica di cosa si sta guidando (dev'essere così anche per una corpulenza ben portata), tanto che quando sulla soglia del palazzo mi son girato a guardarlo dopo averlo parcheggiato sotto casa, l'Amico blu mi è parso un mastodonte.
L'altra cosa nuova è che ho usato il navigatore. Gli ho anche ubbidito docile e devo ammettere che in alcune occasioni mi ha fatto davvero risparmiare tempo. Gli ho ubbidito sempre tranne in un paio di occasioni: quando ho alzato il volume della radio mentre ascoltavo un pezzo soul fino a ignorare le indicazioni guida e quando mi son divertito a vedere come impazziva tra i neodedali iperstradali e le impalcature stile futurama in zona Auchan che evidentemente non erano ancora stati assimilati dalla geomappatura elettronica. Ma in quel caso il veicolo procedeva senza esitazioni perché il pilota automatico era in me.
Una cosa bella dei veicoli a noleggio è che hanno sempre dotazioni migliori delle vetture mie. Così è stato per l'impianto stereo, che ho apprezzato particolarmente nei tratti finali del lungo percorso. A un certo punto ha potenziato la capacità di toccarmi che hanno certe canzoni di Tracy Chapman (nell'occasione, Across the lines) e mi si è aperto il sentire su una voragine di assenze, con la voglia di qualcosa abbastanza forte da porvi rimedio, tipo un bacio mozzafiato di quelli indimenticabili o un abbraccio totalizzante fino a diventare il mondo o una di quelle interazioni amorose in cui sembra che tutto sia sempre ancora possibile. Poi è bastato un pezzo kletzmer arrivato al momento giusto per ridipingermi un sorriso divertito e soffiar via le malinconie in agguato.

Domenica vado a votare



Se non voti, lo farà qualcun altro per te.

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Video segnalato da Davide Lombardi

21 febbraio 2013

Geomania

Da piccolo disegnavo nel piatto della cena i profili degli Stati col puré o lo stracchino e conoscevo quasi tutte le capitali del mondo. I primi anni delle elementari mi ero creato un quadernino dove annotavo da non so quale fonte i dati sui Paesi europei. Scrivevo con il pennino intinto nell'inchiostro che quando scoloriva sul foglio o sulla carta assorbente presentava un aspetto ferrugineo e a matita disegnavo le sagome geografiche e le bandiere colorandole coi pastelli.
Avevo un po' contagiato anche mio fratello e mia sorella e insieme a loro imparavo che le coincidenze cromatiche trovavano distinzione nella disposizione, orizzontale o verticale, o in aggiunte decorative: così succedeva tra Belgio e Germania, così tra Francia e Olanda, e tra Olanda e Jugoslavia, con la stella rossa oltre all'inversione delle bande. Le croci variamente combinate dei paesi scandinavi erano un'altra serie meravigliosa. Riguardo all'Olanda: così chiamavamo i Paesi Bassi e credevamo che la capitale fosse L'Aia anziché Amsterdam. La sfumatura che differenziava Lussemburgo e Paesi Bassi ce la perdevamo, ma nessuno avrebbe potuto ingannarci con il vessillo dell'Irlanda.
Le capitali erano nomi noti, puri nomi, completamento di una scheda in cui i numeri, popolazione e superficie, sbiadivano d'importanza rispetto alla forma dei confini e ovviamente alla bandiera. Le capitali erano suoni, specialmente quelle degli altri continenti, erano musiche, come Tananarive. Anche quelle europee riuscivano però abbastanza esotiche, vedi le quasi parenti Budapest e Bucarest, graziosa e facile sfida mnemonica.
Se rimettendomi gli occhi di allora pensassi a quelle che non esistono più, come Bonn, o a quelle nate a mazzi negli ultimi decenni, rimarrei troppo male, perché ogni mutamento rispetto al mappamondo parrebbe un tradimento. Il mondo era così e lo si sognava immutabile, fatto di nomi noti, puri nomi, e colori variamente assortiti, come un gioco a disposizione di noi bambini e dei nostri quadernini. Forse perché così era come se le cose fossero capaci di non finire mai.

20 febbraio 2013

E puff

Quando penso alle cose che non so fare e mi rendo conto di quante sono, concludo che so fare ben poco. Sembrano infiniti gli ambiti nei quali prevale l'imperizia, ma colpiscono soprattutto quelli attigui agli interessi più vivi, per cui basta un arpeggio di chitarra ben delineato a rammentarmi che non ebbi mai la costanza di applicarmi a imparare a suonarla.
Spaziando un po' di più e pensando per esempio allo spazio, misura davvero anni luce la distanza tra le mie scarne cognizioni e l'abisso della mia ignoranza. È così: ho un'ampia infarinatura di carenze nello scibile e un'immensa credenza di vani vuoti nella pratica.
D'altro canto, mi consolo ammettendo che si può patire la mancanza sol di ciò che almeno un po' si conosce e mi contento di gustare questa sbirciatina al mondo e ad alcune sue belle evoluzioni, regalando un sorriso effimero, ma vero, all'essere, nel soffio di tre respiri tra il nulla e il nulla.

19 febbraio 2013

Ganascia

Ellosò, lo so che non bisognerebbe fare lo spuntino di mezzanotte, lo so da quando lessi quel bigliettino proveniente da Plymouth a metà degli anni ottanta. Diceva:
"I thought of you last night. It was more fun than sleeping and less fattening than a midnight snack."
(Ho pensato a te ieri notte. Era più divertente che dormire e faceva meno ingrassare di uno spuntino di mezzanotte.)
Potrei trovare scuse, tipo che stavo mettendo via dei vasetti di cibo e mi è partito un colpo, il coperchio s'è aperto e la forchetta ci ha affondato dentro. Potrei addurre giustificazioni, tipo che per ritemprare le energie spese con il ballo, il sonno mi pareva un traguardo troppo distante. Potrei esibire propositi, anzi, questo no, ché al ripromettersi prima di fare è meglio prediligere il constatare dopo aver fatto. Posso però senz'altro affermare che se quel pensiero si fosse incarnato in forma tangibile e ravvicinata, la morsa dei sensi avrebbe gioiosamente prevalso sui morsi della fame e lo spuntino non l'avrei nemmeno ipotizzato.

18 febbraio 2013

Quel che ci vuole

Dei riferimenti, per non perderti. Alcuni obblighi di routine, meglio se con orari prefissati. Alcuni, non troppi: non devono riempire l'intera agenda. Alcuni limiti di comportamento: dei paletti invalicabili da te stabiliti in base a convinzioni ereditate e rielaborate. Alcuni modelli d'umanità, settore per settore e aspetto per aspetto, modelli per il modo di essere e di divenire.

Degli imprevisti, per non annoiarti. Qualche impegno inderogabile sorto all'improvviso, qualche piccola emergenza da fronteggiare in prima persona, qualche decisione da prendere e azione da intraprendere con sollecitudine. Qualche incontro inatteso, cosa che dipende anche da te e non solo dal caso, ricordatelo anziché lamentarti.

Delle prospettive, per non fermarti. La capacità d'intravedere la possibilità di migliorarsi, l'abilità di cogliere le opportunità per farlo davvero. L'apertura di mente e di cuore necessaria ad abbracciare nuove esplorazioni di sé e degli altri e di sé e del mondo.

Della volontà, per non arrendersi; della perseveranza, per allenarsi; dell'amore, per nutrirsi. E poi, sempre, della musica, per accompagnare e per stimolare, per alleviare ed emozionare, per farti cantare, per farti ballare.

16 febbraio 2013

Carnevale

La maggior parte delle volte che mi sono mascherato, ho applicato l'arte di arrangiarsi con qualcosa rimediato all'ultimo momento e così farò anche oggi, se riesco, prima di andare a sentire i ritmi balcanici della Babbutzi Orkestar che suona per la festa degli Acquari all'ex Paolo Pini (in via Ippocrate, 45 a Milano).

Da piccolo ovviamente avevo a disposizione dei mascheramenti "ufficiali", tra i quali ricordo Zorro e quello da Indiano (non si diceva ancora "nativo nordamericano"), che indossavo con orgoglioso compiacimento. Dopo gli anni della preadolescenza, durante i quali si tendeva a evitare di travestirsi (sarà per via della ricerca d'identità tipica delle fasi di mutamento), cominciai a sbizzarrirmi adottando di volta in volta fantasiose soluzioni d'emergenza.

Nonostante la mia discreta memoria, ne rammento ben poche: quando m'addobbai da pirata (in compagnia d'una corsara nera) e quando, uno degli ultimi anni del liceo, mi vestii da donna. All'epoca avevo capelli lunghi, lisci e morbidi, lineamenti gentili e un fisico snello, anche se non mi sembrava. Con un po' di trucco e una camicia da notte della nonna, grazie anche alla semioscurità del locale in cui organizzavamo le feste, per qualche minuto ci cascarono perfino un paio di miei compagni di classe. Tengo a precisare che non approfittai di loro, ma per dire quanto risultavo credibile, la dolce fanciulla con cui mi baciai a lungo quel pomeriggio (ciao, so che mi leggi ancora) mi chiese il favore di togliermi il travestimento perché le faceva un effetto troppo strano.

Anni e anni dopo, Licia e io ci vestimmo da Pinocchio e Fata Turchina. Non ho sbagliato l'ordine, perché a indossare la parrucca azzurra fui io. Nessun effetto strano, stavolta, semmai piuttosto straniante visto che portavo addirittura la barba. Quella sera alla festa mi esibii, cantando con gli Art & Soul. Il trombettista era Ivan Padovani, lo stesso che stasera ci delizierà insieme agli altri bravissimi saltimbanchi della travolgente musica dai ritmi dispari.

15 febbraio 2013

Svagamenti

Le distrazioni, che cosa significa distrazioni se non qualcosa che ti porta via, via di qui, via da ora, ma allora come spieghi che siano così ambite; voglio dire, qualcosa che ti porta via, che ti fa assentare dal vivere non dovrebbe forse essere negativa, mi domando, non dovrebbe forse provocare una mancanza, mi chiedo, e la risposta, la risposta secondo logica è che se una cosa che ti porta via è positiva, significa che il qui e ora da cui ti vuoi allontanare non ti aggrada, che il qui e ora che coincide col tuo vivere non ti piace abbastanza e dunque è per questo che tu, umano, cerchi l'oblio momentaneo, uno stato più vicino a quello di una condizione animale, condizione che però se ci pensi non è distante dal qui e ora, ché del qui e ora l'animale si pasce, ma dalla consapevolezza che quel qui e ora non è tutto; in altre parole, le distrazioni vorrebbero servire ad abbattere la coscienza di sé e del nulla, nonché i timori che suscitano la prospettiva e l'opaca visione dell'ignoto ai due estremi della propria esperienza temporale; per farlo, umano, ricorri a ogni espediente in grado di alterare il tuo equilibrio chimico e ti fai salire l'adrenalina o le endorfine compiendo azioni o assistendo a eventi oppure ti fai ribaltare tutti i parametri mediante intrugli di diverso genere e dalle svariate modalità di assunzione. Effetti collaterali a parte, se davvero tutto ciò ti renderà felice, avrai avuto ragione, però prova a far caso a cosa riesce a catturare la tua concentrazione, a quel che t'appassiona o t'impegna abbastanza da non costringerti a rimpinzarti di dolci nei momenti sbagliati o a imbibire l'animo di apnee da frustrante zapping dell'attenzione. Vedrai che a un certo punto capterai in te le onde sottili delle sottili soddisfazioni e sarà come ricominciare a mangiare cibo nutriente e sano gustandone il vero sapore, che poco ha a che vedere col glutammato degli anodini autocondizionamenti seriali.

13 febbraio 2013

Tra le cause di buonumore

Quando cantavo esibendomi su un palco, ovviamente ero ben contento che venissero a sentirmi gli amici. Talvolta succedeva che portassero con sé altri loro amici a me sconosciuti. Grande soddisfazione mi davano questi ultimi quando vedevo che tornavano, magari per conto proprio, ai concerti successivi.
Oggi ho provato una soddisfazione analoga ricevendo di persona i complimenti di una nuova lettrice di questo blog, che l'aveva conosciuto tramite un'amica comune. È vero che scriverei ugualmente, ma sapere di essere apprezzati è una cosa bella, ammettiamolo, come una pioggia inaspettata di coriandoli variopinti.

12 febbraio 2013

Eloquio incantatore

Sai quelle voci che gradevolmente t'intorpidiscono all'ascolto? Modulano suoni e pause con cadenze e registri tali da ammantarti di un senso di pace, indipendentemente da quel che stanno dicendo. A me succede molto spesso con Philippe Daverio e il suo Passepartout. La trasmissione, intendiamoci, non m'annoia affatto, anzi in genere la gradisco, infatti l'intorpidimento è per l'appunto gradevole e non annulla percezione e comprensione.
Stasera l'effetto, il medesimo effetto, sembra aver funzionato con il mio Lorenzo, che dopo aver annunciato che quella trasmissione gli dava "la ninna nanna", s'è assopito senza nemmeno bisogno di gocce di valeriana o altro. Ora lascio un po' di musica di sottofondo da blip.fm (al momento, dalla selezione di timeta) e mi rilasso a mia volta, ché non sapendo se e quanto durerà, occorre cogliere l'attimo propizio.

11 febbraio 2013

Falde e faldoni

Sì, erano in sospeso e stanno scendendo, i fiocchi. Oggi erano addirittura falde. Ma stasera un unico faldone racchiude attenzioni, pensieri e prospettive. S'intitola "mannaggia all'amoxicillina e alle reazioni esantematiche con conseguenti insopportabili pruriti che provoca nei piccoli pazienti con mononucleosi scambiata per tonsillite, mannaggia". La notte sarà in bianco non solo causa neve.

10 febbraio 2013

A casa

Il sapore di un'arancia dolcissima in bocca, le chiamano navel, credo, ombelico e sono quelle con dentro "il figlio". Alla finestra, l'aria odora di freddo come gli strati che stanno imbiancando lo scenario notturno. Un caffè con sfondo musicale, un pensiero al lavoro svolto e a tutti quelli da completare, poco spazio all'eventuale rimpianto per le occasioni rimandate (non perdute, rimandate), ma un inevitabile senso di sospensione.
E poi chissà: chissà se queste arance vengono da Ribera come quelle di Mimmo al bar della scuola; chissà se un giorno imparerò a memoria tutti i nomi delle nuvole (tra di esse, le nubi nottilucenti meritano una menzione speciale per la bellezza equamente distribuita tra denominazione e spettacolare realtà). E poi chissà, chi può sapere se gli effetti ottici rispecchiati dal testo di quella canzone siano lampi retrospettivi o miraggi anticipatori, chi quali e quante saranno le altre occasioni e, soprattutto, chi sa se in sospensione stanotte ci saranno anche i fiocchi di neve annunciati.

08 febbraio 2013

Tardivamente

Andare piano in macchina dopo aver ricevuto notifica di una multa è come decidere di mettersi a dieta con la pancia ancora strapiena da un pranzo sovrabbondante o ripromettersi di smettere di fumare mentre si tacita la brace del mozzicone nel posacenere. D'altronde, quel moderare la velocità è proprio la reazione auspicata dal legislatore attraverso lo strumento della sanzione pecuniaria. I conseguenti porco qui e porco lì e la concomitante riflessione sulle ore di lavoro necessarie a ripianare l'uscita monetaria imprevista sono invece effetti collaterali personalizzabili. Comunque, nonostante i 3 punti patente persi, sono cose rimediabili. In verità, quasi tutto è rimediabile e quasi mai è troppo tardi. Quasi.

07 febbraio 2013

Brezze musicali

Quella sera al Carroponte era estate, ma la pioggia aveva imperversato per giorni e faceva freddino. Procurai un sacco nero per poterci sedere a terra senza sporcare i preziosi pantaloni della mia amica ora londinese e ci godemmo un concerto breve ma intenso dei Radiodervish; alla fine condussi l'altra mia amica, quella ricciolona e timida, al cospetto del suo segretamente adorato Nabil. Tra i brani eseguiti, una reinterpretazione che sembra fatta apposta per unire con un'enorme carezza le sponde del Mediterraneo: Tu si' 'na cosa grande.

06 febbraio 2013

Condivisione di servizio pubblico

Ho effettuato una piccola donazione a sostegno di Wikipedia.

Se ti va di farlo anche tu, tramite carta di credito o in altro modo, basta comunque un clic e va bene qualsiasi importo (anche solo l'equivalente di un tè).

Wikipedia è il quinto sito più visitato al mondo e ogni mese è utile a 450 milioni di persone, che visualizzano miliardi di pagine. Senza pubblicità.

05 febbraio 2013

Pizzica la verità

Al Van-Ghè Ambulatorio D'Arte di via Bastia 15 a Milano ho messo piede sabato sera e ho assistito a un'anteprima teatrale, un "primo studio" scritto e diretto da Tindaro Granata: Invidiatemi come io ho invidiato voi.

In scena sei attori, tra cui lo stesso Tindaro, delineano a poco a poco con un buon dosaggio di humour e dramma i tratti fatali di una vicenda orribile. Il racconto si compone per frammentarie giustapposizioni: i personaggi forniscono contrastanti verità sui fatti, disvelando nel contempo le proprie complesse pochezze, i tristi complessi e le grandi grettezze. I disgraziati protagonisti sono radiografati con innocente spietatezza e nessuno si salva, tranne forse lo spettatore, se il bagno di nera verità lo avrà mondato a sufficienza.

Ci sono ancora pochissimi posti per venerdì 8 e qualcuno per sabato 9 febbraio 2013, puoi prenotare chiamando Paola Binetti al 340 8525980 o scrivendo a info@biboteatro.it.
Aggiornamento: 8, 9 e 10 febbraio tutto esaurito, non ci sono più posti.

04 febbraio 2013

Minitraduzioni

Arjun Basu è un tizio che scrive soprattutto storie brevi, alcune brevissime, visto che si concludono in soli 140 caratteri, essendo pubblicate su twitter. Di tanto in tanto mi diverto a tradurne qualcuna rispettando lo stesso limite, come puoi vedere qui e qui.

03 febbraio 2013

02 febbraio 2013

A tempo e senza il tempo

Un po' di musica intanto che finisco il da farsi prima di prepararmi a uscire (e com'è come non è, mi sa che sono un po' in ritardo).

01 febbraio 2013

Au

Stamane non c'era affatto luce dorata, ma essendo il primo del mese ho detto lo stesso rabbit rabbit white rabbit, da sdraiato e con la voce ancora impastata di letto.
Al mercato ho preso un'orata, l'ho fatta al forno e me la sono pappata in un pranzetto tardivo insieme alla Caju che è venuta qui a studiare (e gli impegni si sono aggiustati da sé in modo tale da permettermi di dedicarle il pomeriggio).
Stasera non sono andato né qua e là né su e giù (espressione che mi ricorda la selvadega adorata) e non so se mi debba preoccupare come quando prevale il bisogno di dosare sulla voglia d'osare, ma in effetti ho fatto così perché così volevo.
Or ora mi son ricordato che in serbo "oro" significa danza e che domenica andrò alla Dorada a impararne una nuova (e la domenica dopo ad ammirarne una distante mezzo mappamondo).
Rosa dorato, il colore del sogno che avevo... così inizia One Rainy Wish di Jimi Hendrix.


a cura di Giulio Pianese

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