17 febbraio 2004

Mi guardo dalle foto ritrovate

Sono io quello lì? Sono sempre lo stesso di quelle foto? Più facile rispondere considerando immagini di un periodo remoto che farlo con quelle dell'altro ieri o di due anni fa.
Uguale e diverso, chili in più, chili in meno, barba lunga o basette, ma è soprattutto il "resto" a cambiare. A cambiare è soprattutto quello che non si vede, quello che sta intorno, tra noi e la prossemica, quello che unisce i fili tra il detto e l'indicibile, il profumo di un'emanazione reciproca, lo sguardo capace di oltrepassare l'altrui pupilla, i sorrisi che raccolgono lo scintillio dell'inafferrabile.
E la raffigurazione mancata di un dipanarsi che sfugge. Sfugge alla riconversione razionale la rappresentazione del proprio flusso vitale nell'acronia tralfamadoriana, eppure la si coglie nella cocciuta e altrimenti inspiegabile convinzione che sì, sono io quello lì, sono sempre lo stesso e sono qui e lì contemporaneamente, se devo dar retta alla memoria e al mio sentire.

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a cura di Giulio Pianese

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