21 ottobre 2017

Euforica pienezza

A raccontarti una cosa di quando non c'eri mi sembrerebbe di farti ascoltare una cover dei Nouvelle Vague, quelli capaci di appiattire qualsiasi bella canzone capiti loro sotto gli spartiti.
Metti che nel racconto ci siano i tempi giusti: comunque mancherà lo spessore; magari c'è la storia, ma sciapidiscono i sentori; oppure ci sono le sensazioni, però mancano i riferimenti condivisi. Tante tante tante volte la condivisione non è facile, in taluni casi nemmeno ipotizzabile.

Eppure esistono e si verificano preziosi contatti umani con chi sa (quasi) esattamente quel che abbiamo provato e come lo abbiamo provato. Meglio ancora, ma lì si arriva al sublime, con chi riesce a leggere oltre, a leggerci oltre, più di quanto saremmo mai riusciti a fare da soli.
Lì si raggiunge un livello di crescita interiore, non necessariamente un'evoluzione, ma di sicuro una stupefacente dose di piacere e riappropriazione, con la capacità di andare a occupare i nostri interstizi nascosti, le nostre cavità emozionali meno frequentate, le parti a lungo trascurate del nostro immenso piccolo essere.

A metà strada, un intrico di scorciatoie ci facilita le cose: il compimento di percorsi in compagnia, la pratica comune di discipline o divertimenti, la compartecipazione ad attività, l'espressione di passioni, il fare insieme, l'essere per davvero.
Essere e fare vanno bene insieme, così come ascoltarsi l'originale.

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bonus: Blister in the sun, Violent Femmes (1982)

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Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.



a cura di Giulio Pianese

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