31 agosto 2020

2020-2021 tra pochissimo

A celebrare simbolicamente il passaggio verso quello che in molti considerano il vero capodanno basteranno un po' di dolci acini d'uva bianca e un sorriso alla luna quasi piena. 

Buon ventiventi-ventiventuno, auguri a tutti! Baci sempre graditi. 

30 agosto 2020

Esonda su onda

Benvenuto raggio di sole: lo cantava De Gregori, mi pare, ma non è questo che conta, bensì ricordarsi di dirlo con gratitudine quando le precipitazioni si diradano un poco, e con sollecitudine approfittarne finché dura e finché dura goderne, semplicemente e senza ulteriori aspettative, per quel che si potrà e come si riuscirà, fugando i timori per gli eccessivi rivolgimenti ormai in corso ed evitando di annegare le robuste speranze, seppur non sempre ben riposte.

[Benvenuto clima di nessuno: un cambiamento traumatico negato per paura, vedi La grande cecità (The Great Derangement) di Amitav Ghosh.] 

26 agosto 2020

Corsette esplorative

Una mezz'ora di corsetta un giorno sì e uno no è meglio di niente, però dovunque vada a corricchiare, che sia il parco Trotter a Milano o il lungomare di Rimini, potrei facilmente sentirmi una merdina se mi lasciassi condizionare da quanti vedo correre a ritmi per me strabilianti. Invece, riesco perfino a compiacermi nel momento in cui, rotto il fiato, mi sento procedere senza eccessivi patimenti, pur sudando l'inverosimile. L'obiettivo a medio termine è senz'altro quello di intensificare (allungando la durata o aumentando l'andatura o la frequenza delle uscite), ma sono già contento ogni volta che faccio prevalere la forza di volontà su qualsiasi scusa possa presentarsi. 

Al di là del benessere fisico, ne trae giovamento anche lo spirito, specialmente se i luoghi variano e si riesce ad approfittare di tali occasioni per una sorta di piccoli giri turistici inaspettati, come quando a Galeata ho preso la strada del Pantano e nel vano tentativo di ritrovare luoghi d'infanzia dimenticati mi sono goduto paesaggi rasserenanti e dal benevolo influsso sentimentale, raggiungendo inoltre la chiesetta romanica di Santa Maria del Pantano, i cui affreschi sono conservati al Museo Mambrini del borgo medievale di Pianetto (frazione di Galeata). 

Il Museo civico Mambrini espone tra l'altro importanti reperti archeologici di varie epoche, dalla preistoria al medioevo, ed emozionanti bassorilievi dell'abbazia di Sant'Ellero. L'abbiamo potuto visitare grazie alla gentilezza e alla disponibilità di Catia Collinelli, che illustrandolo ci ha fatto aumentare la voglia di tornare presto in zona. 

Nel chiostro del convento di Pianetto con la gentilissima Catia Collinelli,
che porta lo stesso cognome della mia bisnonna Giacomina.


25 agosto 2020

Un po' di riviera

Ecco, per la prima volta ho fatto qualche giorno di vacanza a Rimini, mi sono detto. Poi invece mi son reso conto di aver già messo piede su quelle spiagge da piccolino, quando mi portarono a Viserba, che di Rimini è "la più importante frazione". 

Così, il giorno della partenza ho voluto fare una deviazione per tornare a toccare con mano la sabbia di Viserba, in un gesto simbolico solo apparentemente nostalgico, ma in realtà connesso al sempiterno desiderio di abbracciare tempo e spazio in un impossibile tentativo di capienza emotiva e vitale. 

Poi, rispettando la tradizione delle deviazioni in viaggio, abbiamo puntato il navigatore su Bertinoro e siamo ripartiti attraverso una soprendente periferia riminese in cui dopo qualche brutto edificio si alternavano casolari di campagna e capannoni, stradine e svincoli, fino a giungere a un quartiere dedicato agli artisti: mai avevo percorso una via Elvis Presley (seguita da via John Lennon, via Antonio De Curtis - Totò e affiancata da via Anna Magnani e via A.Daolio, sì, l'Augusto dei Nomadi!). 

Riguadagnata l'A14 per pochi chilometri prima di riprendere la SS9 (quant'è lunga e ricca la via Emilia, e che bello sia stesa lì a collegare Milano sud con il sud della Riviera), alla domanda "Che musica vuoi?" ho risposto: "Metti Casadei". Romagna mia, Ciao mare, Romagna e Sangiovese, Io cerco la morosa... Martina rideva stupita per il fatto che le riconoscessi, ma il liscio è fatto in quel modo lì, capace di entrarti in testa anche se non ti sei mai messo ad ascoltarlo. 

A pensarci bene, il liscio è un po' come la riviera romagnola: nel mio immaginario non è meta vacanziera agognata, però sa rendersi godibile se hai voglia di goderti il bello che c'è, e ce n'è di tanti tipi e per molti gusti diversi. Due flash goduriosi: la sabbia morbida e abbondante; un refolo serale tra i riflessi di luce presso il ponte di Tiberio. 

16 agosto 2020

La Romagna miissima di me

Ogni volta che arrivo a Galeata in auto, all'ingresso nel territorio del mio paese natio suono il clacson. 

Oggi per la prima volta l'ho suonato dalla parte di San Zeno: che meraviglia giungerci da lì, percorrendo curve salite e discese tra panorami verdeggianti e pieni di tanto mondo, superando Rocca San Casciano, il passo Centoforche e quello delle Forche dopo aver lasciato Castrocaro e l'ottimo gelato gustato con la zia Lilli.

Guidando, ero pieno di contentezza, una sorta di soddisfazione esagerata, dovuta al solo fatto di esistere e di essere lì, con la storia mia e della mia genealogia. Una specie di bonus, un vero e proprio regalo. Ne sono grato e questa gratitudine nutre in me commozione e bellezza. 

12 agosto 2020

Caldo e zanzare

Caldo e zanzare, sonnolenza e cose da fare: non è questa la miscela base per la felicità. 

Spostare in avanti il pensiero (tra una settimana al mare, tra due in montagna) per me non vale: mai ho voluto che il tempo passasse più in fretta, tutt'al più ho desiderato di poterlo rallentare, questo sì tantissime volte. 

Dunque la soluzione va trovata vicino, nel tempo e nello spazio: cominciamo con una piastrina insetticida e l'aspirazione a un refolo, che già pare farsi vivo dal balcone. No, è ancora di là da venire. Intanto, le cose da fare: una alla volta e un po' come capita, senza pretese. 

Respirare: questa è la base indispensabile per prepararsi alla felicità.

08 agosto 2020

Tutta l'immane bellezza che c'è

Quando il cielo notturno sta per accendersi, le prime lucine che appaiono alla vista sono i pianeti. Spesso risulta facilmente visibile Giove, grande com'è; talvolta Marte rosseggia; Venere è per i più attenti, incantevole al tramonto o all'alba. Saturno invece si mostra di rado, soprattutto nel cielo cittadino col suo inquinamento luminoso. Da settimane, però, lo si sta vedendo accostato a Giove: per qualche giorno hanno addirittura formato un bel trittico con la Luna. In questi casi si parla di congiunzione, ed è un bello spettacolo. 
Naturalmente, è tutta un'illusione della nostra mente, che ama ricostruire legami e immagini anche laddove la realtà la smentisce, esattamente come succede con le costellazioni, solo apparentemente disposte in disegni creati dalla fantasia dell'essere umano. Un'illusione non vana: senza di essa, la vertigine dello spazio cosmico s'impadronirebbe del nostro sguardo verso l'alto, risucchiando la nostra sicumera e annientando perfino la sicurezza con cui posiamo i piedi a terra sulla Terra. 

Per ritrovarci occorrerà perderci nell'immensità, non quella di una notte coi grilli che cantano, non quella dello sciabordio degli oceani, non quella delle sommità poco ossigenate né quella degli abissi insondabili: l'immensità delle distanze davvero irraggiungibili, quella delle scale appena immaginabili, quella delle moltiplicazioni di quasi-infiniti difficili pure da concepire... 
In verità, la vertigine con me funziona sempre nel solito modo: più che guardando direttamente nel burrone, mi spaurisco adocchiando la montagna di fronte e immaginando di trovarmi a mezz'aria. Anche con lo spazio, più che le stelle, sono i pianeti a darmi il senso delle distanze e dell'enormità, proprio perché relativamente vicini e così lontani. 
Dunque per perdersi basterà lasciarsi andare alla "vertigine all'insù", un po' come quella che si può provare sotto le Torri del Vajolet; dopo l'inebriamento, per ritrovarsi urgerà accorgersi della straordinarietà della nostra condizione: ci siamo, esistiamo, saremo anche dei puntolini, ma siamo qui e volendo siamo bravi a gustare un pezzettino di tutta l'immane bellezza che c'è.

02 agosto 2020

Strage

Ore 10:25 del 2 agosto 1980, Bologna: 85 morti e oltre 200 feriti.
Dopo 40 anni, sappiamo che gli esecutori della strage furono i neofascisti dei NAR e che i mandanti furono la P2 e Licio Gelli.
Dopo 40 anni, la rabbia e il disprezzo per quelli là non calano.
E il ricordo non muore, perché chi non ha memoria non ha futuro.

All'epoca, la notizia la appresi molte ore dopo. Coi miei amici, eravamo partiti da Milano Centrale la sera prima, diretti in Sicilia. In realtà, appena tornato dal Trentino dove avevo lavorato come lavapiatti, non avevo voglia di rimettermi subito in treno: fu solo grazie alle loro insistenze che mi convinsi ad anticipare la partenza. Passammo dunque indenni da Bologna, ma nella giornata seguente il treno subì una serie di forti rallentamenti, per fermarsi poi non so più quante ore dalle parti di Salerno. Qualcuno disse che c'era stato "un grosso incidente" a Bologna, ma solo un paio di giorni dopo, quando arrivammo stanchi affamati e puzzolenti al campeggio di Capocalavà dove già si erano insediati altri nostri amici, venimmo a sapere della strage (ma s'era ragazzini, il pensiero non si soffermò lì per molto).

Ogni volta che ripenso a quanto fui fortunato, al sollievo si mescola un dolore affettuoso per chi purtroppo ci rimase sotto.
Solo rabbia e disprezzo, invece, per chi disprezzò le vite altrui per qualche malvagio tornaconto.

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La strage
Le 85 vittime: Nome Cognome (età)
La vicenda politico-giudiziaria


a cura di Giulio Pianese

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