01 dicembre 2017

Nel palazzo incantato

... e così stanno,
che non si san partir di quella gabbia;
e vi son molti, a questo inganno presi,
stati le settimane intiere e i mesi.
(Orlando Furioso, XII, 12)

Così l'Ariosto, e sembra che parli di noi quando ci colleghiamo, chessò, a facebook. Stiamo lì cinque minuti e scopriamo che è passata un'ora: ci mangiamo il tempo e ce ne facciamo mangiare, troppo spesso senza costrutto. Scorriamo su e giù e qua e là pagine e link e like e post e profili e filmati e canzoni, ma in cerca d'altro, in realtà, in cerca d'altro: perciò quel che troviamo ci lascia insoddisfatti e indugianti.

Incappiamo talvolta in qualcosa di bello e interessante, ma a quel punto il difficile è decidere di dedicarvi il tempo necessario, quasi sempre più di quanto siamo disposti a impegnarne, quasi sempre più di quanto crediamo di averne a disposizione. Sì, perché se manca il qui e ora, il tempo fugge e ci sfugge come non mai: solo laddove ce lo prendiamo, insieme al coraggio di volerne perdere un po', quello si adagia e si schiude, ricoprendoci di minuti con l'aprirsi dei suoi infiniti petali. Ciascuno di essi sarà leggibile tramite il sentire, con la dovuta calma, sedimentando percezioni al ritmo del respiro, e a quel ritmo s'assaporerà un momento voluto e davvero goduto.

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a cura di Giulio Pianese

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