30 dicembre 2015

Nidiata e involo

Se hai figli piccoli e li trovi impegnativi, hai ragione. La stanchezza è comprensibile perché le cose da fare per loro o in funzione loro in aggiunta al tuo vivere sono tante e incalzanti. Però tu sai quanto sia bello che loro esistano, sai che non ricordi più com'era prima che ci fossero, sai che non potresti mai farne a meno. Tutto questo basta e avanza a compensare stanchezza e dedizione, però sappi che all'elenco puoi aggiungere almeno un altro elemento: non saranno piccoli per sempre.

L'altro giorno ho letto (con l'aiuto di un traduttore automatico e di un po' d'intuizione) un post della cara Esther Gons che parla di un passaggio importante: quello in cui i figli cominciano a fare da sé, lasciandoti i tuoi spazi e i tuoi momenti e una serie di sensazioni contrastanti.

Vivo anch'io un periodo analogo, con i miei adolescenti (femmina e maschio, rispettivamente classe 1996 e 2000) alle prese con uno dei periodi cruciali per la loro evoluzione. Da un lato, il distacco suscita varie striature melanconiche, ma dall'altro scoppietta di bollicine di gioia per loro, belle e agili frecce del nostro arco genitoriale. Inoltre adesso ogni momento condiviso, ogni cosa fatta insieme sembra avere ancora più valore perché sappiamo che non è scontata, ma frutto di decisioni concordate quasi alla pari.

Riguardo ai tuoi spazi e ai tuoi momenti, ricordati di non annullarti mai, nemmeno quando ti senti alle strette per le innumerevoli incombenze improrogabili e le ululanti urgenze, affinché allorquando ti verrà restituito il tuo tempo tu non debba temere il vuoto estremo della ritrovata libertà di autodeterminazione.

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bonus: Jefferson Airplane, Good Shepherd

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Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.



a cura di Giulio Pianese

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