16 ottobre 2015

Lassi e lacci

Finestre temporali troppo brevi per realizzare alcunché di produttivo, intervalli cronologici dai margini troppo risicati per organizzare alcunché di sbrigativo, manciate di minuti che si consumano a decine in un limitare che sembra predestinato all'oblio da sciacquone: lassi di tempo non cumulabili con altre offerte.

È necessario, perfino indispensabile, dilatare il tempo: quello che ci si è presi per non lasciarcisi prendere, quello dispoticamente destinato a qualcosa d'improcrastinabile, alla faccia d'ogni procrastinazione.

Per farlo, occorre fermarsi. Né più, né meno: fermarsi un giro, lasciar perdere qualcosa per ritrovare altro; rinunciare senza timore a un'occasione di divertimento presunto per favorire la serenità futura. Non sto parlando di massimi sistemi, ché il ragionamento vale pari pari per delle minuzie e l'effetto positivo si concreta anche solo restando a casa una sera a lavare i pavimenti.

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bonus: Pink Floyd, Time

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a cura di Giulio Pianese

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