28 settembre 2015

Dalle stille alle stelle

Aggiornandomi su di sé, un'amica mi scrive: "Pas trop le temps pour les amours pour l'instant, ça viendra." (Ossia, più o meno: Non molto tempo per gli amori al momento, arriveranno.) In generale, mi rendo conto di non essere portato per questa abilità molto femminile, quella dell'attesa, dico. Il mio atteggiamento continua a essere quello di chi si sente davanti a un gelato che si scioglie. E se coi gelati ho imparato a cercare la gelateria d'eccellenza e a rinunciare nel frattempo, con tutto il resto prevale l'impazienza, come quel tizio che nelle ultime ore della notte si alzava e procedeva speditamente verso est per vedere l'alba in anteprima.

Cito nuovamente Tino (Tindaro Granata) e il suo Antropolaroid ricordando la benedizione della stidda, la stella cui l'aveva raccomandato la bisnonna, augurandogli "fortuna, bellezza, sofferenza. Perché non c'è fortuna, non c'è bellezza se non si passa dalla sofferenza". Bello, quasi sempre vero, però, ecco, di passare (o ripassare) dalla sofferenza probabilmente non ho voglia, o forse non sono capace di farlo volontariamente. Ogniqualvolta posso scegliere, tendo a optare per la soluzione più facile e a preferire la felicità più a portata di mano. Chissà se è pigrizia o una forma di paura, paura che l'attimo fuggente faccia il suo mestiere e scappi.

L'attimo fuggente in realtà lo si incontra camminando laddove il sentiero non sia tracciato in anticipo. Là dove si porta un passo davanti all'altro e passo passo si procede. Lo sguardo spazia senza volontà di possesso e là dove muscoli e sudore si lasciano dimenticare, passo passo si può camminare a lungo anche in salita. Sicuramente il cammino risulterà più agevole dopo che mi sarò fatto sistemare il piede dolorante. Il cammino, e la corsa, e il ballo. Beh, in fondo da un qualche tipo di sofferenza si passa comunque. Poi sarà fortuna, sarà bellezza.

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bonus: Crosby, Stills, Nash & Young - Love The One You're With

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a cura di Giulio Pianese

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