29 aprile 2015

Un punto e una ricetta

Non so mica come facciano quelli che seguono certe minchiate in tivù. Capisco che non avrebbe senso sentirsi superiori solo perché di tanto in tanto capita di evitare d'impantanarsi. Inoltre, potrei concederlo, non è detto che i propri pantani siano in assoluto migliori di quelli altrui. Ciò che repelle è il sospetto che tanto la fruizione davvero volontaria quanto il gusto pienamente consapevole siano troppo spesso lontani, lontanissimi, al punto da lasciare il posto all'abbrutimento della passività rassegnata e giungendo perfino all'insopportabile estremo dello zapping infinito condito da infinite lamentazioni. Questo, e in fondo solo questo, è il punto. Di conseguenza, la ricetta è semplicemente: fai ciò che vuoi (Fay çe que vouldras), ma gustandotelo.

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bonus: Thurston Moore, Benediction

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a cura di Giulio Pianese

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