10 maggio 2013

Viaggetti urbani

Eravamo in metrò seduti uno di fronte all'altro, a volte lo intravedevo soltanto per via degli altri passeggeri, ma mi godevo la sua presenza. Ero assonnato eppure rimanevo sveglio e vigile, come quel giorno al reparto di ostetricia del San Carlo, con lui neonato e io, in arretrato di sonno come poche altre volte, a tenerlo sdraiato sulle mie cosce, percependo lo sguardo preoccupato di un'astante che temeva mi potessi addormentare facendolo cadere. No, impossibile: le mie mani allora, come la volontà oggi, mi tenevano lì dove dovevo essere, dove volevo essere.
Eravamo in metrò seduti uno di fronte all'altro e quando si è liberato un posto sono andato a sedermi accanto a lui. Lì, dopo un po', mi sono concesso un paio di microsonnellini tra una fermata e l'altra. Mi ha svegliato mentre arrivavamo a Cimiano, accennando all'emersione in superficie della metropolitana come cosa degna di nota, il che mi ha reso contento per quanto mi pare buono e giusto apprezzare ogni piccola cosa intorno. Sensazione amplificata poco più tardi, mentre ci accomodavamo in testa al trenino automatico verso il San Raffaele con l'aria e l'autoironico compiacimento di due che salgono su una giostra. Ho riso e sorriso anche intimamente, rivedendo i miei entusiasmi in lui, bellissimo piezz' 'e core.

2 commenti:

  1. posso scrivere che "comprendo" ? (e bellissimo anche il post di due anni fa)
    Sable

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    Risposte
    1. grazie :-)

      P.S.: per chi non lo sapesse, ecco il link di sablesse.

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Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.



a cura di Giulio Pianese

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