29 maggio 2013

Inversione di ruoli

Il maestro Antonio è estroso sia quando balla e si lascia ispirare dalla musica, sia quando insegna e segue le intuizioni del momento. Prestandomi come cavaliere ai primi corsi, più volte mi sono trovato ad affrontare combinazioni di passi o variazioni che non mi aveva insegnato in precedenza. Ieri sera a un certo punto ha detto: "Inversione di ruoli, su, dai." Dopo un momento di esitazione per capire che non stava scherzando, per due tanghi abbiamo provato che cosa significa ballare interpretando il ruolo opposto: difficile, delirante, da incubo, divertente, ma soprattutto utilissimo a capire le difficoltà altrui e a cercare di intuire come appianarle nel momento in cui si torna alla posizione abituale.

Un esercizio del genere sarebbe prezioso anche in altri campi della vita: oltre ovviamente a quello della relazione di coppia, penso alla subordinazione gerarchica in un ufficio o ai ruoli in ambito scolastico, per esempio. Quanto si potrebbe migliorare nei rapporti, nella gestione, nell'insegnamento se si conoscesse meglio l'altro punto di vista, se lo si conoscesse fino a potercisi immedesimare davvero?

Se l'obiettivo immediato è quello di interpretare meglio il proprio ruolo o svolgere il proprio compito in modo ottimale, il fine ultimo è il raggiungimento di una sintonia tale da garantire la bellezza nel ballo (o nei rapporti, nella collaborazione, nell'apprendimento e così via).
Tale sintonia c'è di sicuro tra Antonio e Anna ed è quella che mi ha indotto a definirli meravigliosi nell'esibizione che ci hanno regalato una settimana fa alla festa di fine corsi.

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a cura di Giulio Pianese

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