28 marzo 2013

Dire e sentire

La verbalizzazione non è sempre la scelta espressiva più felice, vuoi per l'inadeguatezza del momento, delle parole o del parlante. Ne so qualcosa e potrei riferire milletré occasioni, ma mi limiterò a due recentissimi esempi.
Come forse ho già detto, da qualche mese mi sono messo a disposizione del maestro come cavaliere per le iscritte al primo e al secondo corso di tango. I markettari la definirebbero una situazione win-win, perché è utile sia a pareggiare il numero dei danzanti, sia a farmi ripassare e migliorare.
L'altra sera mi sono goduto il ritrovato buonumore della Paolina al suo approccio alla milonga, i cui ritmi inducono al sorriso, e sono stato contento di guidarla, ma quando alla fine la maestra Anna ha chiesto com'era andata, ho risposto che "ubbidiva bene", attirandomi gli strali delle dame presenti (e, va detto, ilarità e strette di mano da parte dei maschi). Naturalmente intendevo soltanto esprimere un complimento per i progressi della neotanguera, ma la scelta verbale non è stata neutra né favorevole.
Analoga scena poco dopo, quando per il secondo corso ballavo con Martina. A un certo punto eravamo quasi incastrati in un angolo, con una coppia ferma davanti a noi e siamo riusciti a non smettere di ballare nonostante i pochi centimetri a disposizione. In particolare, ero entusiasta di come avevo guidato e controllato i segnali per un ocho atras prolungato e ondeggiante prima di ripartire in camminata. Durante il tango sarebbe buona regola non parlare, però il sentire ha traboccato e ho "dovuto" comunicarle il mio apprezzamento per la sua bravura nel rispondere. Solo che la frase che mi è uscita, e che una volta riferita alla comunità dei presenti ha scatenato reazioni simili e moltiplicate rispetto alla precedente, è stata: "Hai una governabilità fantastica."
(Ok, vado a mettermi il casco)

3 commenti:

  1. Ma questa è la verità sul tango... Per donne di un altro secolo...

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  2. comunque le tanguere con cui stavo ballando non si sono offese :-)

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Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.



a cura di Giulio Pianese

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