10 febbraio 2013

A casa

Il sapore di un'arancia dolcissima in bocca, le chiamano navel, credo, ombelico e sono quelle con dentro "il figlio". Alla finestra, l'aria odora di freddo come gli strati che stanno imbiancando lo scenario notturno. Un caffè con sfondo musicale, un pensiero al lavoro svolto e a tutti quelli da completare, poco spazio all'eventuale rimpianto per le occasioni rimandate (non perdute, rimandate), ma un inevitabile senso di sospensione.
E poi chissà: chissà se queste arance vengono da Ribera come quelle di Mimmo al bar della scuola; chissà se un giorno imparerò a memoria tutti i nomi delle nuvole (tra di esse, le nubi nottilucenti meritano una menzione speciale per la bellezza equamente distribuita tra denominazione e spettacolare realtà). E poi chissà, chi può sapere se gli effetti ottici rispecchiati dal testo di quella canzone siano lampi retrospettivi o miraggi anticipatori, chi quali e quante saranno le altre occasioni e, soprattutto, chi sa se in sospensione stanotte ci saranno anche i fiocchi di neve annunciati.

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a cura di Giulio Pianese

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