21 agosto 2012

Rieccomi

Ebbene sì, ieri per la prima volta in questo duemilaedodici non ho pubblicato un post, ma è stata una giornata lunga e bella, talmente bella e lunga da traboccare in quella seguente.

La mattina è cominciata presto, con l'avvistamento di una donnola pochi metri dopo la partenza: si è fermata a bordo carreggiata levandosi sulle zampine posteriori, quasi in posa da cartone animato, prima di dileguarsi ratta e agile.
A quel punto è iniziata la gita, con Antonio alla guida e Cristina come tour operator, alla volta della costa Smeralda. Dopo una toccata e fuga alle tre spiaggettine di Capriccioli, ci siamo gustati un lungo bagno alla spiaggia del Principe, prima che s'affollasse: davvero un bel posto, anche perché dal mare la vista incontra solo natura, con i consueti favolosi abbinamenti cromatici di acqua sabbia macchia e cielo.
Ripartenza con brevi stop panoramici e passeggiata a Porto Cervo, un bendidio strabiliante ormai occultato da una curatissima sovrastruttura umana, dove però non vorrei passare il mio tempo nemmeno se fossi miliardario (sarà che lo shopping non m'entusiasma).
Trasferimento a Baja Sardinia, pizza e giretto verso il mare: constatato l'ammasso di ombrelloni e corpi, proseguiamo lungo la scogliera e, meraviglia delle meraviglie, a pochissimi minuti dalla bolgia il mondo si apre su un paradiso, con la punta a protendersi tra le onde, gli scogli a creare una baia e la vista dell'arcipelago settentrionale a titillare ulteriormente la vorace beatitudine degli occhi. Mi godo i tuffi e il bagno finora più bello di questa vacanza (anche perché inaspettato) e non posso fare a meno di nutrire incomprensione per chi, potendo accedere a tanto splendore, s'accontenta di posarsi sul proprio adipe cerebrale poche centinaia di metri addietro.
Saremo grati all'insistenza di Cristina che ci fa raggiungere l'orso di roccia, sia per la bellezza del monumento naturale, sia per il panorama che da lassù si gode appieno, insieme alle carezze del vento ("no, questa per noi è una brezza", dice l'addetta alla biglietteria), sia per i pannelli informativi sulla flora locale (chissà se prima o poi riuscirò a colmare i miei gap botanici).
Da Capo d'Orso infine torniamo alla base, passando da Palau e Arzachena.

A quel punto uno potrebbe essere più che soddisfatto, ma la pacchia non finisce lì, perché Marco e Mary vengono a prendermi e mi portano a Capo Comino. Il Moletto è la meta della nostra cena: cozze, tonno fresco preparato in modi originali e prelibati, parecchi brindisi con Karmis e conclusione con seadas e mirto. Infine, prima che la notte inghiotta il sonno, salita al vecchio faro (per la precisione si tratta della "stazione semaforica" di fine ottocento) ristrutturato da Marco Scarpellini (in effetti è un bravo architetto, oltre che un caro amico). Da lì stellata mozzafiato, un'immensità quasi commovente, che rimane nella linfa anche durante le chiacchiere sull'amaca del giardino, fino alle ore piccole.

Poi una buona notte e un buon risveglio con il saluto al sole sull'erba ancora bagnata. Sorrido.

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a cura di Giulio Pianese

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