01 marzo 2012

Magia al forno

Da piccolo guardavo spesso Pippi Calzelunghe. Di quella bambina non mi sbalordivano i vestiti bizzarri, il fatto che vivesse da sola in una casa enorme con una scimmietta e un cavallo bianco a pallini neri, il baule di monete d'oro ereditato dal padre pirata nei Mari del Sud e nemmeno la smisurata forza fisica che le permetteva di sollevare agevolmente il cavallo portandoselo fin sopra la testa con un'impertinenza derisoria. Quello che mi faceva urlare interiormente al miracolo era la sua capacità di fare i biscotti cuocendoli nel forno di casa.
Con un rapido cambio di vocale, associo il mio atteggiamento a quello di Pippo nell'episodio in cui la strega Amelia era entrata in possesso di un cappello magico che aveva la possibilità di materializzare qualsiasi cosa fosse elencata nell'enciclopedia fornitale da un altro personaggio (non so chi, scusa, ma non ricordo proprio tutto tutto tutto*). Ebbene: in quell'enciclopedia, per errore, avevano tralasciato la voce "coniglio". Quando la sera dell'esibizione lei è pronta a strabiliare tutti quanti, Pippo, con la sua ingenuità, le chiede di estrarre dal cilindro un coniglio. Proprio la cosa più banale per qualsiasi prestigiatore diventa impresa impossibile per la fattucchiera, che prova a stupirlo cavando fuori di tutto e di più dal nero cappello, senza però scalfire l'ostinato scetticismo del goffo cane umanizzato, il quale per convincersi della magia pretende solo ed esclusivamente un coniglio dal cilindro.
Finisce che Amelia si mangia il cappello (stile Rockerduck) o forse lo distrugge, non so più. Io invece preferisco mangiarmi i biscotti, se me li inforni, grazie.

* comunque ipotizzo: Archimede o Pico della Mirandola.

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a cura di Giulio Pianese

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