31 marzo 2012

Giringiro

Non viaggi davvero da solo se ad aspettarti c'è un abbraccio desiderato, ma oggi sono partito sapendo che avrei viaggiato da solo. A consolare il cuore c'era la vista, giacché stamane la giornata esplodeva, tanto era raggiante ogni tassello di mondo. Un effetto che si è decuplicato passando dal cielo di Lombardia a quello del Trentino.
Arrivato in Val di Fiemme, l'incanto si è presto mutato in emozione, quando l'ingresso a Castello mi ha procurato sensazioni analoghe a quanto provo ogni volta che torno alla natìa Galeata. Sarà stato per la bellezza dei luoghi, per i colori della primavera, per il sole caldo giocherellone nei suoi rimbalzi tra le cime ancora innevate e le prorompenti fioriture, ma il palpitare di questo giretto fuori stagione sembra rammentare una volta di più che c'è tutto un mondo intorno.

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ovvio bonus musicale: Antonella Ruggiero e Timoria, da Registrazioni moderne

30 marzo 2012

Tutto l'oro del mondo

Un venerdì sera, io e il patatino qui da me.
- Metto su la pasta: spaghetti o maccheroni?
- Spaghetti!
- Aspetta, ma come condimento vuoi il ragù o il pesto?
- Mmh, vragù, anzi no: pesto.
- Allora metto su le linguine.
Al che, lui ridacchia. Non faccio in tempo a interrogarlo con lo sguardo che soggiunge:
- Eh, eh, eh... Non sono spaghetti, sono linguine.
Dal tono capisco, e rido come il sole, che sta citando La strana coppia, quando il precisino Felix Ungar (Jack Lemmon) irride lo squinternato Oscar Madison (Walter Matthau).

29 marzo 2012

Come in un frattale

Moltiplicare il tempo non si può, però magari trovare il modo di farlo schiudere come i famosi petali, trovando quarti d'ora in ciascun minuto visto da vicino, interi secondi in ciascuna delle loro frazioni, financo giornate in un solo momento, quello sì, se in qualche modo a piacimento si potesse, cavoli, come sarebbe utile.

28 marzo 2012

Vai che vai che va

Se è vero che funziona l'effetto San Matteo, quello per cui il lavoro chiama lavoro, i soldi attirano soldi, la conoscenza innesca conoscenza, sarà meglio non smettere mai di darsi da fare e farlo con piglio ottimista; analogamente, per lo stesso principio secondo il quale l'acqua va al mare, anziché stare a lagnarsi o commiserarsi, sarà meglio allenarsi a sorridere e prepararsi a baciare ogni raggio di sole, foriero di nuovi raggi che richiameranno nuovi baci e nuovi sorrisi. Troppo semplice? Chiedilo all'alba un istante prima che la brezza l'accarezzi.

27 marzo 2012

Hemmablind

A un certo punto, le strade che erano sconosciute diventano percorsi automatici, i gesti che furono nuovi si annullano nell'oblio della routine, gli interrogativi che ammantavano ogni piccola decisione vengono soverchiati dall'abitudine e la cecità va a coprire gli arredi e i corredi, le pareti e le suppellettili, occultando sfondi e dettagli alla visione vigile.
Che tutto ciò possa condurre a una complessiva inconsapevolezza è solo un rischio, ma non va sottovalutata la sottrazione di sapore a scapito dei singoli momenti, una sorta di offesa al dio delle piccole cose. Un dio che è in ciascuna scintilla di ciascun essere, d'io della mente e dello spirito d'ogni giorno e d'ogni dove.

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Hemmablind è la parola svedese che sintetizza la "cecità domestica", ovvero l'incapacità di vedere (o di apprezzare) le cose che si hanno intorno abitualmente.

26 marzo 2012

Tempo non immemore

Passo il tempo a non rendermi conto del tempo passato; questo perché 2 anni, o 4, o 6, perfino 10 o 30 sono un niente per la mia memoria affettiva che al passaggio sfonda le membrane, allaga i ventricoli e s'insinua tra le percezioni, riportando al presente quel che presente non è più.
Come chi rimirando guardi la luce di una stella che in realtà è già spenta da tempo.

25 marzo 2012

All your base are belong to Caesar

Babaorum, che in francese suona come "babà al rum", è uno dei quattro accampamenti romani che cingono inutilmente d'assedio il villaggio gallico di Asterix.
Un grazioso paradosso, giacché di fronte a un babà ogni resistenza è futile, come ben sa chiunque abbia avuto la fortuna di assaggiarne uno debitamente bagnato.

24 marzo 2012

Minuti

Ti doneranno un minuto per ogni sguardo irradiato, un minuto per ogni sorriso elargito, uno per ogni carezza regalata. Ti doneranno un minuto per ciascuno dei gesti sacralizzati, uno per ciascuna delle movenze che onorano l'essere, un minuto per ogni minuto movimento pieno di grazia. Un minuto te lo doneranno perché sei tu, uno te lo concederanno per riconoscerti, un altro lo disporranno per effigiarti e un altro minuto ancora per ammirarti. Un minuto sarà lì da sé, un altro minuto sarà lì da sempre, un minuto ancora e ancora un minuto si faranno tra loro compagnia. Il penultimo minuto annuncerà il sessantesimo e tutti insieme svaniranno per incanto, di colpo, ma pronti a riapparire quando verrà il momento di risarcirti.

23 marzo 2012

Frullo d'ali

Come te la racconterai, la tua storia? Ci penserai un giorno o magari ci pensi già ora, mentre la confondi tra cinema e sogno, col lampeggio della tivù a lambirti le palpebre chiuse. Quali saranno stati i momenti in cui il fato ti ha teso la mano? Quali quelli in cui avrai obliato di esistere, esistendo allora per davvero? E come mi racconterai la mia? ...se farò in tempo ad ascoltarla; altrimenti: Come ti racconterai la mia, se te la racconterai?

22 marzo 2012

Autofagia

Ti mangi le unghie, le pellicine, perfino i polpastrelli. Ti stacchi minuscoli brandelli di epidermide coi denti. Ti mordi per sbaglio l'interno della guancia e prosegui addentando la carne viva, allargando la ferita. Ti mangi il fegato per un'incomprensione o per un'ingiustizia patita. Ti mangi le palle per una decisione mal presa, l'errore, o per una decisione mai presa, l'ignavia. Ti mangi lo stipendio buttandolo in gettoni o schedine, in gratta e perdi, frustranti pantomime. Ti mangi le mani e non le digerisci. Ti mangi la parola, il respiro e forse l'anima.

Lascia che le cellule ricrescano, le carni si rimarginino, che si ricompongano le lacerazioni. Lascia che la pazienza ti porti a riscoprire quanto c'è in più da assaporare, lascia che l'audacia suggerisca che puoi tu farti assaggiare. Lascia che il sapere qualifichi i sapori, che la veglia nutra il sopore, che la voglia lenisca il dolore col colore di una nuova soglia. Un passo, due passi e sei già là fuori, mille passi poi saranno facili e godibili.

21 marzo 2012

Erba

Voglio sentire le parole "Ray Charles" pronunciate da Al Pacino, o anche dal suo doppiatore italiano; non voglio avvertire il mancamento sensoriale da doppio gin tonic al ricordo di certe sue canzoni in notturna. Voglio vedere il segno di una pennellata d'autore, su tela o su campo da calcio, ma dal vivo; non voglio addormentarmi sulla noia di una telecronaca fintamente entusiastica. Voglio una carezza inattesa durante un abbraccio imprevisto; non voglio morire di voglia insoddisfatta. Voglio i sorrisi tra sillabe contente di esserci; non voglio il peccato mortale delle insofferenze rassegnate. Voglio ballare sapendolo fare, voglio poterti guidare. Insomma, voglio il giardino del re; e giura, voglio giocarci con te.

20 marzo 2012

Je voudrais

In un pezzo dei Louise Attaque che mi piace molto, tratto dal loro primo album uscito nel 1997, gioca su un'omofonia il cambio di senso tra il verso chiave della canzone e la sua chiusa:
et je voudrais que tu te rappelles
notre amour est éternel
et pas artificiel


Vorrei ti ricordassi: il nostro amore è eterno e non artificiale

et je voudrais que tu te rappelles,
notre amourette éternelle,
artificielle...


Vorrei ti ricordassi il nostro amoretto eterno, artificiale
Sembra uno di quei giochi ottici grazie ai quali osservando un'immagine se ne possono cogliere due interpretazioni completamente diverse, ma senza la possibilità di captarle contemporaneamente.
In tutto questo c'è sicuramente una profonda morale, che però al momento mi sfugge.*

Comunque, godiamoci il pezzo:



J't'emmène au vent

Allez viens, j't'emmène au vent,
je t'emmène au dessus des gens,
et je voudrais que tu te rappelles,
notre amour est éternel
et pas artificiel
je voudrais que tu te ramènes devant,
que tu sois là de temps en temps
et je voudrais que tu te rappelles
notre amour est éternel
et pas artificiel
je voudrais que tu m'appelles plus souvent,
que tu prennes parfois les devants
et je voudrais que tu te rappelles
notre amour est éternel
et pas artificiel
je voudrais que tu sois celle que j'entends
allez viens j't'emmène au dessus des gens,
et je voudrais que tu te rappelles,
notre amourette éternelle,
artificielle...

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*l'espressione è una semicitazione omaggiante il drago bloggatore Gaspar Torriero.

19 marzo 2012

Pa-ra-papà

Con allegria ho fatto fuori la stanchezza, sgarbugliato gli impegni, incastrato gli orari e sono riuscito a pranzare coi miei figli e a cenare coi miei genitori, così ho potuto trasmettere a papà mio un abbraccio augurale, dopo avere accolto quelli dei cuccioli (passata l'epoca dei lavoretti, per fortuna non s'è estinta quella delle espressioni di affettuosità).

18 marzo 2012

H2O

L'acqua è vita non è solo slogan da Giornata mondiale. L'acqua segna davvero, simbolicamente e di fatto, passaggi essenziali dell'esistenza: dal parto alle partenze, dal lavacro al lavarsi, dalla sete alla suzione; che sia saliva, linfa o sale lacrimale, ogniqualvolta la fine coincide con un nuovo inizio, la parte liquida si mette in mostra, e mentre imponendosi finge di opporsi, in realtà aiuta a fluidificare sciogliendo nodi, a nutrire la purezza esplorativa riaprendo vie di navigazione, a sciacquare agile l'anima come la pioggia fa col cielo di marzo.

17 marzo 2012

Punto com e punto it

"Sul blog non si parla di blog", diceva la Pizia, però il fatto che Blogger mi abbia cambiato l'URL senza preavviso (da giuliozu.blogspot.com a giuliozu.blogspot.it) mi infastidisce assai, soprattutto perché sballa il collegamento ai commenti (ex Haloscan, ora Echoqualcosa) e ora dovrò trovare il tempo per smanettare nel tentativo di recuperarli (giova ricordare che per un blogger i commenti sono una bella gratificazione, spesso un gradevole scambio e talvolta una pregiata miniera di contenuti).

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Aggiornamento: grazie a una segnalazione di mirumir su friendfeed, ho provveduto a disinnescare il reindirizzamento automatico e tutto dovrebbe essere come prima.

16 marzo 2012

Primizie

Tutto l'improvviso sbocciare, quei filari dal finestrino e questi rami dal balconcino per me sono solo colori, ché i nomi dei fiori non li so, ma ne godo da ignorante e con gli occhi me ne beo. Se me li insegnassi bacio per bacio, però, forse li imparerei e di sicuro ci vorrei provare.

15 marzo 2012

Sono pieno di bontà...

...perché ho fatto un salto a Seregno e mi sono abbuffettato a laTaste, un bistrot con tante delizie enogastronomiche, in occasione del primo compleanno del locale.

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(grazie a boccolidoro per la tempestiva segnalazione)

14 marzo 2012

Le trote e una dote

In questo periodo ho sottomano I 49 racconti di Hemingway (purtroppo in una traduzione opinabile, d'altronde si tratta di un'edizione euroclub scovata a casa dei miei). Nei giorni scorsi ne ho letto uno di quelli con Nick protagonista, Il gran fiume dai due cuori. La sua avventura in solitaria è una bella boccata di freschezza e un susseguirsi di sensazioni fisiche derivate da una serie di gesti, di azioni, di scelte. Semplicità e autenticità sono gli attributi di un ritorno a sé attraverso il mondo vissuto in solitudine, con una diretta interazione tra uomo e natura che presuppone abilità tecniche e capacità di adattamento, ma soprattutto la grande dote di stare bene con sé stessi.

È questa una dote che talvolta ci si riconosce a vanvera: io, per esempio, sostengo automaticamente di star bene con me, però poi mi accorgo di trovarmi troppo spesso proiettato all'esterno e di non volere far sempre i conti con la mia "anima" (questo mi ricorda la volta in cui sentenziarono: sei estroverso con gli altri, ma introverso con te stesso). Non che intenda forzare eccessivamente le mie predisposizioni, che pure tante gioie mi portano, ma non volendo smettere di imparare, osservo e accarezzo anche quel raccoglimento, riconoscibile in alcuni personaggi e nelle persone un po' selvadeghe.

13 marzo 2012

Ci sono cose

Ci sono cose che una volta che ti sono capitate cambiano tutto quel che viene dopo e queste cose sono più o meno tutte le cose, se solo ci fai caso.

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bonus: Morphine, Buena

12 marzo 2012

Al muro

Incredibile come vola il tempo: ho schiattato * la prima zanzara dell'anno. Volava senza lancette.

11 marzo 2012

La fara fa da faro

Per un momento, poc'anzi, il patatino e la cajuina stavano studiando in contemporanea i Longobardi (rispettivamente sul libro delle medie e delle superiori). Passando da una stanza all'altra, l'intreccio delle voci che ripetevano la lezione mi ha soleggiato il sorriso.

10 marzo 2012

Paramnesie

Se immagini quel che non puoi sapere è perché nella tua testa o forse nella tua anima tu sai. Clic. Sai quel che sentiresti o potresti sentire anche prima di sentirlo, conosci quel che non dovresti ancora conoscere, intrecci quel che non s'è mai davvero intrecciato, sorvoli su ali di nulla un ignoto déjà-vu. Sfidi con fiducia il divenire, muovi i tuoi passi con l'inconcludente perentorietà di un amague su ciascuno dei sette colori celesti colti nel loro trasmutare. Clic. Però sai anche quanto il lasciarsi incantare dallo sguardo del cielo, con gli occhietti rilucenti dei due pianeti protagonisti di queste serate, non possa sostituire degnamente altre illuminazioni. Clic.

09 marzo 2012

Vado a fabbricare le Z

Se aspettassi ancora un poco senza spegnere, anziché scrivere un post potrei casualmente realizzare un'opera di ascii art non figurativa, perché la faccia mi cadrebbe sulla tastiera. Buonanotte.

08 marzo 2012

Donna fanciulla preziosa

Oggi anziché mimose ho portato parole. Dopo averla letta in classe insieme ai ragazzi di "4a elettrici", ho lasciato in segreteria e in aula professori una fotocopia della poesia di Pablo Neruda Niña morena y ágil.
Mi sembra una celebrazione degna della magia femminile, magia che va riconosciuta ogni giorno e non solo l'8 marzo con un fiore reciso e un pochino puzzolente (ma in fondo anche una mimosa è meglio che niente, via). Ovviamente, colori e forme non sono vincolanti.

Eccone il testo originale e la traduzione di Roberto Paoli:
Niña morena y ágil, el sol que hace las frutas,
el que cuaja los trigos, el que tuerce las algas,
hizo tu cuerpo alegre, tus luminosos ojos
y tu boca que tiene la sonrisa del agua.

Un sol negro y ansioso se te arrolla en las hebras
de la negra melena, cuando estiras los brazos.
Tú juegas con el sol como con un estero
y él te deja en los ojos dos oscuros remansos.

Niña morena y ágil, nada hacia ti me acerca.
Todo de ti me aleja, como del medio día.
Eres la delirante juventud de la abeja,
la embriaguez de la ola, la fuerza de la espiga.

Mi corazón sombrío te busca, sin embargo,
y amo tu cuerpo alegre, tu voz suelta y delgada.
Mariposa morena dulce y definitiva
como el trigal y el sol, la amapola y el agua.


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Fanciulla snella e bruna, il sole che crea la frutta,
quello che incurva le alghe e fa granire i grani,
creò il tuo corpo gaio, i tuoi occhi di luce
e la tua bocca che sorride col sorriso dell’acqua.

Un sole nero e ansioso ti si avvolge a ogni filo
dei tuoi neri capelli, quando stiri le braccia.
Tu giochi con il sole come con un ruscello
e due oscuri ristagni lui ti lascia negli occhi.

Fanciulla snella e bruna, niente a te mi avvicina.
Tutto da te mi scosta come dal mezzogiorno.
Tu sei la gioventù frenetica dell’ape,
l’ubriachezza dell’onda, la forza della spiga.

Eppure, tenebroso, il mio cuore ti cerca:
amo il tuo corpo gaio, la tua voce svelta e lieve.
Farfalla bruna, dolce e definitiva,
come il frumento e il sole, il papavero e l’acqua.
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Se vuoi ascoltarla dalla voce del poeta che l'ha scritta, clicca qui.

07 marzo 2012

La volta

Giove e Venere che lo punteggiavano fino a poco fa, prima che la luna prendesse per sé il centro della scena, sembravano ricordare che non è il sole, ma tutto il cielo che tramonta a ovest. Poi però fa tutto il giro, non ti preoccupare, fa tutto il giro e torna.

06 marzo 2012

Come quando

Come quando guardo il cielo e lo vorrei addentare mentre attendo di esser fuoco e di esser mare, neve planante sulla lingua che uscirà a leccare, mentre attendo che sia tu la terra che risponde al cielo scuro e al suo pulsare, e che il segreto tuo si voglia scappucciare. Come quando il tempo ingoia crono e meteo risputando insieme tutte quante le stagioni, quando insieme sprizzano e un po' urlano babeliche le varie sensazioni, mentre fami e seti ataviche riaffiorano potenti quanto le eruzioni. Come se potesse dirsi quanto è pieno e quanto è vuoto il fuori e il dentro in tutto, come se mangiare l'albero equivalesse ad assorbirne il frutto, a misurare il passo che t'appaghi in pieno l'animo tra i viveri e ogni lutto. Come quando, poi, lo sguardo sale fin dove il respiro spinge, e intanto il cielo guarda qui e si ridipinge, piano piano o anche di botto, ma in un modo che di come fa non te ne accorgi mai, neanche se sei lì.

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bonus musicale: Wishlist dei Pearl Jam
bonus di parole: Presto di Livefast

05 marzo 2012

Prima-verapioggia

L'odore della pioggia sono andato ad annusarlo alla finestra. Voglio registrarne il rumore per farmici obnubilare, in assenza di cornetti della coop in confezione da sei, in mancanza di poterti istigare smielando a richiesta un Rock me baby per attraversar la notte cullandoci e pulsando di pulsioni.

04 marzo 2012

Magmi

Una volta un'animadorata mi chiese: "ma io vorrei sapere tra il parlare e lo scrivere c'è qualcosa di te che non dici? qualcosa di segreto?"
Ebbene sì, non tutto viene esternato, ma non parlerei di segreti, ché quelli prima o poi vengono fuori, piuttosto di esercizi di autocontenimento, attuati perlopiù onde evitare inforcate troppo frequenti nello slalom dei sentimenti, sebbene sia ogni volta durissimo rassegnarsi alla chiusura degli impianti di risalita.

Esercizi utili però anche a lasciarsi lambire dalle ondate senza confonderle con le maree, utili a imparare a esser Vesuvio anziché Etna, ossia a non lasciar sgorgare immediatamente ogni accenno di eruzione, ma almeno di tanto in tanto lasciar riposare le sensazioni o le pensate, attendendo che il vaglio del tempo sospeso trattenga solo ciò che ha dignità di durata oltre l'attimo, ciò che sedimentando lascia traccia fossile anziché semplicemente svaporare. Tanto, dall'essenziale non ci si distacca.

In certi casi, però, è impossibile non dire. Anzi, no, non impossibile, piuttosto insopportabile. E allora, se sei una meraviglia, te lo dico.

03 marzo 2012

Essere in ballo

Tra le altre risposte alle cose per cui vale la pena vivere ne ricorre una alquanto paradossale, e cioè "vivere". In realtà, non è poi così assurda né tautologica, se interpretata nelle sue articolazioni e oltretutto non potrei essere io a contestarla, visti i precedenti.
La sua bellezza deriva dal sovrappiù di energia che se ne ricava, una scorta sufficiente quantomeno a far invertire il senso di marcia sulla spirale evolutiva, avviandosi a procedere verso l'apertura e innescando le reazioni positive che invece l'involuzione, il rovello e il nichilismo della pseudolucidità negano e distruggono.
E dai, su: comunque tu la veda, cogli l'occasione di questo brulicare! Sei in ballo, balla. Balla perché nessuno potrà poi togliertelo, balla per inseguire una farfalla, balla perché ti ci invita anche la radio.

02 marzo 2012

Una, due, tre

E poi ci sono le coincidenze: una, due, tre coincidenze che fanno un indizio, tre indizi che fanno una prova, tre prove che invece non fanno niente, perché se hai bisogno di prove per convincerti, allora non vale, allora non funziona. Non è come i tre corner che fanno un rigore, anche perché il rigore lo devi abbandonare per abbandonarti. Così come devi scoprirti per scoprire, esplorarti mentre esplori, aprirti per aprire nuove porte e portoni, per percorrere le viuzze della taumaturgia. Ricrederti per darti credito e per credere, in te e alle coincidenze. Anche solo per accarezzarle nel breve fluire, anche solo per ancheggiare all'impasto del vivere, e golosamente condividerne il gusto.

01 marzo 2012

Magia al forno

Da piccolo guardavo spesso Pippi Calzelunghe. Di quella bambina non mi sbalordivano i vestiti bizzarri, il fatto che vivesse da sola in una casa enorme con una scimmietta e un cavallo bianco a pallini neri, il baule di monete d'oro ereditato dal padre pirata nei Mari del Sud e nemmeno la smisurata forza fisica che le permetteva di sollevare agevolmente il cavallo portandoselo fin sopra la testa con un'impertinenza derisoria. Quello che mi faceva urlare interiormente al miracolo era la sua capacità di fare i biscotti cuocendoli nel forno di casa.
Con un rapido cambio di vocale, associo il mio atteggiamento a quello di Pippo nell'episodio in cui la strega Amelia era entrata in possesso di un cappello magico che aveva la possibilità di materializzare qualsiasi cosa fosse elencata nell'enciclopedia fornitale da un altro personaggio (non so chi, scusa, ma non ricordo proprio tutto tutto tutto*). Ebbene: in quell'enciclopedia, per errore, avevano tralasciato la voce "coniglio". Quando la sera dell'esibizione lei è pronta a strabiliare tutti quanti, Pippo, con la sua ingenuità, le chiede di estrarre dal cilindro un coniglio. Proprio la cosa più banale per qualsiasi prestigiatore diventa impresa impossibile per la fattucchiera, che prova a stupirlo cavando fuori di tutto e di più dal nero cappello, senza però scalfire l'ostinato scetticismo del goffo cane umanizzato, il quale per convincersi della magia pretende solo ed esclusivamente un coniglio dal cilindro.
Finisce che Amelia si mangia il cappello (stile Rockerduck) o forse lo distrugge, non so più. Io invece preferisco mangiarmi i biscotti, se me li inforni, grazie.

* comunque ipotizzo: Archimede o Pico della Mirandola.


a cura di Giulio Pianese

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