02 maggio 2011

Uno di questi giorni

Cosa si può dire alle persone care di un'intera vita, lontane nel tempo o nello spazio? Così scrivevo ascoltando One Of These Days di Neil Young poco più di un anno fa. Riascolto il pezzo e le parole, mi tocca e lo capisco perché so che non ci si perde, anche quando sembra che. Lo so per esperienza, e sebbene poi i successivi distacchi non siano meno dolorosi, anzi, insisto ad affermare che è bello, è umano, è meglio rimanere collegati tramite fili invisibili, elettrodi dell'anima che quando si tendono danno strappi in mezzo al torace, vicino al cuore, ma che quando trasmettono danno energia a tutto l'essere.

Il testo lo trovi qui e dice più o meno così:

Uno di questi giorni mi siederò a scrivere una lunga lettera a tutti gli amici che ho conosciuto e proverò a ringraziarli tutti per i bei momenti passati insieme, anche se siamo cresciuti così distanti.
Uno di questi giorni mi siederò a scrivere una lunga lettera a tutti i buoni amici che ho conosciuto, uno di questi giorni, e non ci vorrà molto.
Ringrazierò quel vecchio violinista country e tutti quei ragazzotti rudi che suonano rock and roll. Non ho mai cercato di bruciare ponti, anche se so di aver trascurato alcune cose buone.
Uno di questi giorni mi siederò a scrivere una lunga lettera a tutti i buoni amici che ho conosciuto, uno di questi giorni, e non ci vorrà molto.
Da Los Angeles fino a Nashville, da New York alla mia prateria canadese, i miei amici sono sparsi qua e là come foglie di un vecchio acero. Alcuni sono deboli, altri forti.
Uno di questi giorni mi siederò a scrivere una lunga lettera a tutti i buoni amici che ho conosciuto, uno di questi giorni, e non ci vorrà molto.

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Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.



a cura di Giulio Pianese

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