24 giugno 2009

Succede se non hai l'iPod

Vado. Spengo e vado. Per una corsetta, che mi ci vuole proprio. L'essenziale e via al parco Nord: entro, guardo, respiro, una specie di saluto al sole per sgranchirmi, un minimo di stretching zona lombare e gambe e parto, senza indugiare all'ascolto del bonghista, che sarà lì anche al ritorno, né alla tentazione di attaccare bottone con la studentessa seduta all'ombra.
Il corridoio di chiome arboree incornicia la vista, procedo e senza forzare mi beo del piccolo privilegio. Corricchio in relax, tranquillo osservo la serenità del circondario, talmente tutto grazioso e benevolo da farmi sospettare un truman show di cose e persone e perfino animali, complici. Avanzo, ancora senza sudare.

I pensieri cominciano a vagare altrove, vedo perfino una che assomiglia a. Corro torcendo il collo per un po', ma è impossibile, e poi comunque. I pensieri vagano perché non è come quando fai la forma, capace di impegnarti tutta l'attenzione lasciandoti solo la pace dell'essere presente. E allora rimedio intimando alla mente di mettersi a contare le foglie, tutte quante, tutte le foglie di tutti i rami di tutti gli alberi che costeggiano la stradina e anche di quelli che formano il fondale oltre il prato laggiù.
Mi supera uno, in forma e fiato, non me ne curo ma un po' lo prendo da sprone e tuttavia continuo a non forzare punto. Torno dallo sterrato, tun-tà tun-tà, il ghiaino si fa ascoltare e insieme parte una melodia nella testa, ma il ritmo lo danno grilli e cicale, concertino cui si uniscono cinguettii vari. Dal film al cartone animato si passa quando scorgo il cane amico del vecchio Fido in Lilli e il vagabondo, accucciato nell'erba presso il padrone che gli volta le spalle, seduto su una panchina discosta dal passaggio. Una coppia m'incrocia, lui troppo magro lei troppo cicciottella, ma poi riguardandoli lui non sta male e lei ha occhi dolci e belli. Una sirena prona si rimira i piedi, chissà sognando una pinna caudale.

Intanto comincia il sudore a ruscellare di lato. Gli occhi rimangono protetti dalle sopracciglia, visto a cosa servono i peli, ripenso a quel thread, dov'era già, su un feed, no era al bar e le fazioni erano due. Io sto con i peli, mi piacciono insieme agli umori, quando mi piacciono.
La volta delle frasche crea un tunnel ombroso e aumento un pochino il ritmo. Ritorna anche il ritmo nella testa lo fanno le api lo fanno gli uccellini facciamolo anche noi innamoriamoci. Eh, non ho l'iPod ma la musica arriva comunque, tu invece lo stai programmando, no, forse stai mandando un messaggio, immagino rimirando la linea morbida di quei tratti assorti.

Si riesce al sole e alla calura e l'ultimo raccordo del giro lo cammino, mentre lo sguardo abbraccia il panorama e il suo respiro, fronde al cielo solcato da strisce bianche come desideri, il pulsare di un qui e ora quieto di parca soddisfazione, quella di chi ricorda ma non si strugge. Vivo e traspiro, traspare al mio vivere il mondo.


a cura di Giulio Pianese

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