29 dicembre 2006

È ssenza

Mi son reso conto che non possiedo ancora un'agenda per il 2007. Di solito me la facevo dare da una piccola banca che ha un'agenzia qui vicino, ma in queste ultime settimane evidentemente pensavo ad altro (chissà se leggervi una ritrosia ad abbandonare il passato e il presente che lo sta per diventare).
Stavo per industriarmi sul possibile rimedio, poi m'è tornato in mente uno spunto del tipo "il meno è più" (da Brezsny, credo) e soprattutto l'anelito di leggerezza di Alice in un suo messaggio di fine anno. In effetti, l'agenda è una delle cose di cui potrei anche fare a meno, in un futuro immediato di maggiore scioltezza e auspicabile agilità: tanto più che tra calendario a parete, computer, cellulare e capoccia, è probabile disponga di supporti a sufficienza.
Lo stesso ragionamento, anziché farsi dettare dalla casualità, dovrebbe volersi applicare a un sacco di ambiti, non solo nel mondo degli oggetti, ma in quello dei gesti e delle abitudini: sostituire le routine con le scelte, i giri a vuoto con la puntualizzazione dei desideri, per eliminare le azioni inutili guadagnando tempo e facendo spazio in agenda a quel che davvero si vuole realizzare. Nell'agenda che non ho.
Distaccarsi dagli oggetti non è facile, ma la paura è la stessa di quando ci si tuffa in acqua dall'alto, anche di poco: e le vertigini, e lo sbalzo termico, e un momento che non son pronto, e aspetta che prendo bene il respiro... tutte menate che appaiono nella loro insulsaggine una volta provato il piacere dell'immersione nell'antico elemento. Può esser d'aiuto ricordarsi che l'essenziale, alla fine, è spesso impalpabile, come la musica, come l'amore, come la lettura: tutti necessitano di strumenti e della capacità o abilità di cavarne il meglio, ma ciò che conta sta altrove, sospeso tra materia e ineffabile.

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a cura di Giulio Pianese

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