16 febbraio 2006

Oscilloscopio

Alla fine di un suo saggio, uno di quelli la cui lettura fa benissimo in età adolescenziale, Erich Fromm lamentava la povertà del linguaggio dedicato alla sfera dei sentimenti. Abbiamo migliaia di parole, diceva più o meno, per definire nei minimi particolari qualsiasi macchinario, ma ne usiamo solo una, amore, nel vano tentativo di inquadrare situazioni e sensazioni dalle infinite sfumature.

There's an island way out in the sea
Where the babies they all grow on trees
And it's jolly good fun to swing in the sun
But you gotta watch out if you sneeze


Una tassonomia sentimentale sarebbe ardua se legata al lessico, sebbene gli sforzi effettuati anche in tal senso possano risultare apprezzabili e talora istruttivi.

You hear more
You see farther
You feel the planets in your body


La rivincita del nominalismo è dura correttezza: "Sono i comportamenti a determinare il posizionamento". Alla fine dei conti, giustamente, è solo e sempre una questione di scelta. E il dilemma irrisolto, se non è tragedia, è quantomeno fonte di infelice marasma.

Hijack The Starship
Carry 7000 people past the sun


Sento una dolenzia un poco sopra il plesso solare, come se il cuore trasudasse la nebbiolina che fa da sfondo al paesaggio qui fuori, tra il fango e i treni che passano.

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Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.



a cura di Giulio Pianese

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